Commento a Trib. Roma n. 2688/2022
di Sabrina Chibbaro
Con ordinanza dello scorso 10 febbraio 2022 il Tribunale di Roma torna su una questione che aveva già suscitato grande interesse dopo il provvedimento del Tribunale di Milano n. 44578, pronunciato un anno prima contro lo stesso soggetto e avente a oggetto la medesima fattispecie.[1]
Convenuta in giudizio è la Apple, alla quale viene richiesto, dal coniuge del defunto possessore di un iPhone, l’accesso ai dati di quest’ultimo (in particolare, fotografie e video), un duplicato dei quali era memorizzato nell’account iCloud del marito. La Apple aveva opposto l’impossibilità di provvedere in assenza di un ordine dell’autorità giudiziaria.
A ogni dispositivo Apple è associata un’identità digitale[2] (ID) tramite la quale si usufruisce del servizio iCloud, che, come si legge nelle condizioni d’uso, “permette all’Utente di utilizzare taluni servizi Internet, come archiviare contenuti personali (quali contatti, calendari, foto, note, promemoria, documenti, dati delle app ed email iCloud) e renderli accessibili su dispositivi e computer compatibili…“.[3] In poche parole, i dati contenuti nei dispositivi Apple sono archiviati anche in remoto su iCloud, che fornisce così una estensione della memoria dei dispositivi portatili, la condivisione dei dati tra tutti i dispositivi a cui è associato lo stesso ID oltre che un back-up. Tale ultima funzionalità, peraltro, è svolta quasi inconsapevolmente per l’utente poco interessato alle configurazioni del proprio dispositivo[4].