Per i 30 anni di Federnotizie abbiamo chiesto a due ex Direttori di raccontare ai nostri lettori la storia del giornale: Egidio Lorenzi, la nostra memoria storica e Alessandra Mascellaro, che ci ha traghettato sul web.
I figli “so’ piezz’e core”
di Egidio Lorenzi
Il nuovo direttore di questo giornale mi ha chiesto se avevo voglia di produrre un articolo dedicato appunto a “FederNotizie” un po’ statistico e un po’ commemorativo visto che ormai sono diventato (senza alcun mio entusiasmo) la “memoria storica” del movimento sindacale notarile.
Dapprima ho cercato di svicolare, perché mi pareva un compito un poco noioso ed un poco presuntuoso, ma Domenico Chiofalo non demorde ed è tornato alla carica.
Io stesso, per la verità, mi ero pentito, avevo cominciato a pensarci ed avevo il rimorso di aver tradito … un figlio.
Perché i figli, mi pare dicano a Napoli e dintorni, “so’ piezz’e core” e come si può dimenticarli? E già perché FederNotizie (proprio così come lo abbiamo pensato e scritto sempre noi con un’unica parola ma con le due maiuscole “F” e “N”) è proprio figlio anche mio.
Si tratta, per la verità, di una famiglia piuttosto complicata con due padri (io e Guido Roveda), molte “madri” (i vari direttori susseguitisi fino ad oggi) ed una quantità di cugini e cugine (tutti i redattori, collaboratori, volontari, curatori di rubriche, vice-direttori, e così via).
Dunque adesso serve qualche notizia storica, senza dilungarsi troppo, ma per fare capire ai colleghi giovani lo spirito dei tempi ed il coraggio dei giovani di allora.
Siamo nel 1981, la ”Associazione Sindacale notai della Lombardia” è stata costituita nel novembre 1977, la “Federazione Nazionale dei sindacati notarili Federnotai” è nata un anno dopo nel novembre 1978.
Sono quindi 3/4 anni che una quantità di colleghi perlopiù giovani di età, ma soprattutto giovani di spirito, lavorano con entusiasmo straordinario, impegno costante, voglia di spendersi per la categoria.
Non annoierò adesso con il racconto del lavoro di quegli anni, delle infinite battaglie con gli organi istituzionali della categoria, dello sforzo del Consiglio Nazionale di bloccare quella che era ritenuta una pericolosa deriva da combattere in ogni sede ed in ogni occasione, e come invece la parte di colleghi meno convenzionale ritenesse di avere trovato il modo di svecchiare la politica di categoria e di adeguarla ai tempi ed agisse quindi proprio attraverso la neonata attività cosiddetta “sindacale” con questo scopo, questa prospettiva futura e questo straordinario entusiasmo. Ne ho scritto e parlato troppe volte.

Scarica il Quaderno di Federnotizie (N.23/2013) con i corsivi di Guido Roveda e Domenico De Stefano (Anni 1988-2000)
Qui è sufficiente ricordare che erano appunto tre o quattro anni che nelle varie associazione regionali (e poi indirettamente in Federnotai) un gruppo di colleghi (più o meno numeroso) si incontrava a parlare di politica del notariato con cadenze diverse ma con piacere ed impegno costanti.
Si producevano documenti, studi, proposte di modifiche legislative, incontri con rappresentanti del Governo e delle Camere, e così via.
Molti, più delle più rosee aspettative, erano anche i semplici associati che versavano una quota annuale di iscrizione e si … fidavano dei colleghi più impegnati.
Ed era un po’ che io e Guido Roveda (vero, grande, nobile padre di tutto il movimento sindacale notarile che ben a ragione l’associazione lombarda ha scelto di citare nel nome stesso del sodalizio) ci chiedevamo come fare per far conoscere agli iscritti tutto quel lavoro che realizzavamo incontrandoci – sempre almeno in una quindicina – tutti i sacrosanti lunedì sera presso lo studio del presidente di turno.

Egidio Lorenzi
Pensammo appunto ad un qualche mezzo informativo semplice, facile da gestire, capace però di far conoscere certamente l’attività svolta, ma anche di essere mezzo di reclutamento di altri colleghi convinti dal nostro impegno.
Ci si chiedeva però: “saremo capaci di essere puntuali?, di essere sempre coerenti con i nostri ideali? di non diventare noiosi ed inutili come la allora principale stampa di categoria?
Guido diceva che doveva essere un oggetto che arrivava dentro una busta e che il collega, una volta estratto, leggeva nei primi dieci minuti che trovava e subito dopo buttava nel cestino. Guai se avesse fatto la fine dei vari “Rivista del Notariato”, “Il Notaro” e simili che stazionavano perlopiù sulla scrivania per mesi od anni ancora incellofanati.
La maggioranza dei colleghi del comitato direttivo della associazione era contraria perché convinta che non saremmo riusciti a sostenere l’impegno e che il quasi certo “fallimento” ci avrebbe fatto più male che non la mancanza di notizie agli associati.
Ma noi non ci perdemmo d’animo e realizzammo il “Notizie Sindacali” che ebbe il proprio “Anno 1 numero 1” nel novembre 1981.
Si trattava di una cosa davvero modesta: credo che non abbia mai superato le 30 pagine (anzi “paginette” perché il formato era il foglio A4 piegato in due lungo il lato lungo); nessun articolo (e neppure il redazionale) era firmato perché la responsabilità era del Comitato Direttivo come tale; non aveva un direttore responsabile, non era iscritto al Registro della Stampa e si qualificava “lettera agli associati ciclostilata in proprio”; e tale era davvero.
Eppure resistette fino al maggio 1987 (Anno 7 numero 3) e fu un formidabile mezzo di informazione, ma anche di propaganda e di conoscenza di un modo nuovo di essere notai che agivano più per la tutela dei cittadini che per un antiquato rituale; più dalla parte appunto dei cittadini utenti, che per chinare il capo di fronte alle talvolta assurde richieste della Pubblica Amministrazione; che sosteneva la rotazione delle cariche istituzionali bloccate dalla costante abitudine di essere “a vita” e così via.
Però, direte voi a questo punto, allora avevano ragione i colleghi del Comitato nel 1981! – è durato sette anni ma poi alla fine è fallito!!
Niente affatto: ha chiuso la propria storia ma solo ed esclusivamente per costituire il punto di partenza di una avventura più grande: quella di diventare nazionale con un formato e una stampa più importanti e meno dimessi.
Faccio qui un rapido excursus storico che, per future ricerche, potrebbe rivelarsi utile:
= dall’ “Anno 7 n. 4 luglio 1987” all’ “Anno 8 n.2 marzo 1988”: formato A4 – solito titolo – numero di pagine variabile ma sempre intorno alle 50 – continua a classificarsi come “lettera agli associati ciclostilata in proprio”; vengono fatte delle “prove” per passare alla versione nazionale e viene inviato a tutti i notai d’Italia iscritti al sindacato;
= il numero del maggio 1988 porta il titolo “FEDERNOTIZIE” tutto stampatello maiuscolo e la numerazione “Anno I° numero 1”, si compone di 40 pagine e mantiene la cadenza bimestrale; porta in chiusura la dizione “Edito a cura della Associazione Sindacale Notai della Lombardia – iscritto il 13.5.1988 al n.345 del Registro della Stampa del Tribunale di Milano – Pubblicazione non in vendita – Direzione e Redazione: Milano, via Brera n.8 – Direttore Responsabile notaio Guido Roveda”;
= il numero del luglio 1988 “Anno I° numero 2” porta il titolo “FederNotizie” in carattere Bookman Old Style, che permarrà per molti anni;
= dall’ “Anno II° numero 4 luglio 1989” il titolo viene stampato in azzurro. (La stampa, per molti anni, continuerà ad essere l’equivalente di una fotocopiatura, perché la bozza del giornale veniva predisposta dalla redazione completa dei testi, dei segni grafici e di eventuali -rare- immagini);
= a partire dall’annata 1992 il numero di gennaio era corredato dagli indici (per argomento e per autore) dell’annata precedente e, per rendere più precisi e comprensibili gli stessi, a partire dall’annata 1995 venne istituita la numerazione delle pagine per annata e non per singolo numero;
= senza un preciso momento di partenza, ma per il costante lavoro di miglioramento anche della grafica, si passò ad operare con il colore azzurro per tutti i titoli e per la predisposizione degli articoli su due colonne;
= a partire dal numero di marzo 2012 il giornale diventò … una rivista: stampa a colori e carta patinata; contenuto molto più rivolto verso l’esterno, formato classico delle riviste giuridiche “a libro”;
= straordinario cambiamento quello del 2012, ma purtroppo i maggiori costi risultarono non sostenibili soprattutto per le spese della spedizione. Dal marzo 2013 pertanto si dovette passare alla versione digitale, abbandonando il cartaceo.
Nei primi anni 2000 in due occasioni vennero realizzate delle ricerche da parte di organismi a ciò deputati, dalle quali, fra l’altro, risultò che FederNotizie, nell’ambito della stampa di categoria, era assolutamente il più letto e conservato.
Fu per noi una graditissima scoperta soprattutto per le percentuali che ora con esattezza non ricordo e non ritrovo, ma che erano del tipo 70% rispetto al 30% di tutti gli altri messi insieme.
Frattanto Guido Roveda aveva cambiato la sua personale “fotografia” del giornale (ricordate il foglio in busta da leggere subito in dieci minuti e da buttare nel cestino?) che era diventata quella famosa di un oggetto da liberare dalla cellofanatura subito per l’impazienza della lettura e la possibilità di essere letto in Metropolitana avendolo in mano con quella libera dal supportarsi per non cadere.
Questa la pura, schematica, storia.
Il giornale ha continuato (e certamente continuerà) ad essere uno straordinario mezzo pubblicitario per far conoscere le posizioni del sindacato, far crescere un notariato nuovo, più al passo con i tempi, meno autoreferente, non più “notarocentrico”.
Ogni direttore, in carica sempre (o quasi sempre) rigorosamente per un solo triennio, ha portato qualcosa derivante dalle proprie convinzioni e dalle proprie esperienze, ma ha rispettato (per scelta coerente e condivisa) i principi suindicati.
Anche la serietà, la credibilità ed il carisma del giornale sono via via cresciuti nel tempo.
Nei momenti di tensione con gli organi istituzionali, divenuti via via sempre più rari mano a mano che i colleghi che si erano “formati” nell’attività sindacale, arrivavano a ruoli importanti nei consigli distrettuali e nazionali, più di un collega mi ha raccontato, per esempio, che se il Consiglio Nazionale era in riunione nel momento in cui la posta consegnava l’ultimo numero di FederNotizie, alla prima occasione si sospendeva per qualche minuto la discussione per permettere ai consiglieri di leggere il corsivo redazionale ed organizzarsi o per condividerlo o per contrastarlo.
Non sono sicuro che mi abbiano raccontato la verità, ma, in ogni caso, mi piace crederlo.
Perché anche i (web) figli “so’ piezz’e core”
di Alessandra Mascellaro
Ed ecco che nel 2015 la staffetta è passata a me. Quando mi venne proposto di accettare l’incarico di direttore di Federnotizie, il giornale versava in grande difficoltà.
La precedente direzione aveva tentato il passaggio al formato digitale (tramutando la rivista cartacea così com’era in uno sfogliabile), esperienza che hanno tentato molte delle testate giornalistiche che si sono avvicinate al web. Ma anche questo tentativo risultò vano a causa della difficoltà di consultazione e dei costi che rimanevano elevati.
Erano passati poco meno di trent’anni dall’entusiasmo degli inizi di Egidio Lorenzi e di Guido Roveda, ma in quei trent’anni il notariato aveva cambiato radicalmente pelle e ora si trattava di cambiare rotta anche nell’informazione.
I costi per la produzione e la distribuzione del giornale erano diventati insostenibili, la bimestralità obsoleta.
La redazione non riusciva a digerire l’idea di avvalersi del sostegno economico della pubblicità, ma le casse del giornale risentivano di un bilancio costantemente in perdita.
Molti articoli di pregio e gli stessi corsivi perdevano freschezza e originalità solo perché pubblicati non tempestivamente, quando sull’argomento si era già detto tutto.
Ricordo una riunione in Cascina Bergamina del settembre 2014 nel corso della quale come direttore in pectore dovetti subire le invettive di una giunta di Federnotai inferocita per i costi esorbitanti di un giornale, non più in grado autofinanziarsi.
Il notariato era in crisi, si riducevano i costi per fare fronte alla diminuzione dei guadagni e la falce dei tagli si abbatteva sull’informazione cartacea.
Il web offriva tutto: informazione tempestiva, snella, facile e gratuita.
E così anche il giornale cambiò radicalmente. Tanto radicalmente che Egidio Lorenzi unico depositario dell’archivio cartaceo di tutti i numeri del giornale (ndr: archivio che grazie a lui è stato scansionato pagina per pagina ed è oggi on line a disposizione di tutti), successivamente non ha più conservato né archiviato nulla.

Scarica il Quaderno di Federnotizie (N.23/2013) con i corsivi di Guido Roveda e Domenico De Stefano (Anni 1988-2000)
Nel frattempo anche la redazione, spossata dalle continue discussioni sui costi per il sostentamento del giornale, aveva perso entusiasmo e in una diaspora lenta ma inesorabile aveva sfilacciato il proprio impegno.
L’unica strada era quella di trasformare Federnotizie in un web magazine.
Molti ci credevano, molti no. Ci hanno creduto subito, Arrigo Roveda, visionario per vocazione e forse anche per genetica, e Domenico Chiofalo, avanguardista per regola.
Mi hanno sostenuto Lauretta Casadei, allora presidente di Federnotai, perché aveva fiducia nel progetto e nella tradizione di Federnotizie, e Carmelo Di Marco, che poi ha seguito lo sviluppo del giornale in un progetto più definito e concreto, spesso anche facendo le spese di editoriali critici prodotti da una redazione vivace che da sempre ha fatto della propria indipendenza uno dei connotati del giornale stesso.

Alessandra Mascellaro
Torniamo a noi. Forse con un po’ di incoscienza, accettai l’incarico di accompagnare Federnotizie nella sua trasformazione per diventare un web magazine e oggi a distanza di quasi quattro anni posso affermare che, nonostante l’iniziale dibattito interno, quella fosse una scelta obbligata.
Mi documentai sulla comunicazione web, parlai con i tecnici del settore e capii che dovevo dimenticarmi l’impostazione tradizionale.
Ci voleva tempestività, sintesi, velocità di scambio delle informazioni, contenuti brevi, dovevamo abbandonare la periodicità e la possibilità di ponderare i contenuti di ogni articolo per settimane.
Per fare questo occorreva una redazione nutrita e attiva.
Molti mi dissero di “no”, l’impegno era gravoso e dovevano occuparsi dello studio. Tanti accettarono la sfida e da allora mi furono accanto minuto per minuto.
Tradizionalmente le riunioni di redazione si tenevano nello studio del direttore pro-tempore, dal 2015 in poi grazie ad Arrigo e al consiglio notarile di Milano, il giornale ha cominciato a riunirsi presso la stessa sede del consiglio notarile.
Iniziammo a discutere su “come” e su “cosa” scrivere per il web, cominciammo a osservare il notariato dall’interno per capire quali fossero bisogni e necessità.
Nel frattempo la società di comunicazione pubblicitaria che aveva modificato (e modernizzato) il logo del giornale, vietò l’utilizzo del logo per la pubblicazione del nuovo giornale prima della mezzanotte del dicembre 2014.
Con molti della redazione facemmo il conto alla rovescia ed esultammo quando il nostro tecnico alle ore 00.00 del 31 dicembre 2014 mise on line per la prima volta Federnotizie nella nuova veste di web magazine.
E così 30 anni dopo, ci siamo ritrovati in tanti con la stessa passione, gli stessi ideali e la stessa follia nel dedicarci a un progetto tutto da (re)inventare.
Nelle nostre riunioni fino a tarda sera, ci siamo accapigliati su questioni di diritto e di politica, abbiamo letto, condiviso e modificato i nostri articoli. Abbiamo studiato comunicazione con esperti del settore per imparare a trasmettere i contenuti in modo moderno ed efficace.
Abbiamo scoperto che, organizzando un solo convegno all’anno a costi contenuti per la categoria, avremmo avuto la possibilità di prestare un ulteriore servizio, di accantonare la disponibilità economica che ci occorreva per le nostre iniziative e di mantenere la gratuità del giornale.
Ricordo le preoccupazioni del primo incontro di studio “I notai nel web”, una scommessa sugli argomenti, una sala che costava poco in cui dopo dieci minuti non si respirava più per il caldo, la gestione casereccia di più di duecento iscrizioni e relative fatture e poi, per fortuna, il gran pienone.
Durante la gestazione del DDL Concorrenza, abbiamo intervistato in video i presidenti degli organi di categoria volando a Roma in cerca di risposte da parte di chi poteva spiegare se avremmo avuto un futuro.
Con il 50° Congresso Nazionale del Notariato tenutosi a Milano sono state sperimentate pienamente le potenzialità del web.
Abbiamo scoperto come girare i video e metterli on line, come parlare e come intervistare in TV. Sono stati ascoltati politici, professori, presidenti, ma anche notai comuni, in uno spaccato della nostra professione che ha costituito per la prima volta un osservatorio privilegiato per l’esterno.
Abbiamo imparato a scrivere pezzi nelle sale stampa (a fianco ai giornalisti veri) per poi pubblicarli pochi minuti dopo il termine dell’intervento, il tutto solo per condividere tempestivamente con chi stava a casa i contenuti di una politica del notariato che dovrebbe riguardare tutti noi. Abbiamo imparato a diffondere i contenuti del giornale su Facebook, Twitter, Periscope perché la comunicazione, per raggiungere molti, deve essere trasversale.
Devo ammettere che un po’ la carta mi manca, ho il rimpianto che i corsivi redazionali non saranno mai parte del mitico archivio di Egidio, gli articoli si consumano velocemente e non si stampano nemmeno più. Oggi abbiamo un server in cloud. Un contenitore e una nuvola collocati chissà dove che raccolgono tutte le esperienze e forse anche le nostre speranze.
Non ho il rimorso di avere seguito il pizzico di follia che mi ha reso parte di un progetto entusiasmante, come entusiasmante è stato scoprire giorno dopo giorno che quello stesso spirito, arrivato dritto dal 1988 fino 2018, è condiviso oggi da migliaia di lettori.

AUTORE

La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.