“Te se regòrdet?”. Mi chiedono ancora oggi i clienti del lago di Como, riportandomi a quel lontano 2001 quando aprii l’ufficio nella mia prima sede di Gravedona ed Uniti e di dialetto del lago non capivo davvero nulla.
E pensare che credevo di avere studiato abbastanza.
Avevo già i tradizionali problemi di inizio professione: dalla scelta del software di studio ai pochi arredi, la stampa del repertorio e, ci si aggiungeva, anche il dialetto.
Parlo inglese e francese, al liceo ho studiato latino e greco e ho addirittura reminiscenze di linguaggi popolari del sud in una veste narrativa puramente fiabesca, tramandata dai nonni.
Cosa c’entravo io con il dialetto dell’alto lago e perché avrei dovuto impararlo?
Capii presto che entravo in punta di piedi in una nuova coscienza popolare, fatta di persone e racconti, di conoscenze e tradizioni e non potevo in quel ruolo di moderno tutore della legge esimermi rispetto a questa nuova sfida, condicio sine qua non per entrare in contatto con il territorio. Continua a leggere