Quando, all’inizio dell’anno, ho (ri)assunto la direzione di Federnotizie mi sono trovato in eredità questo articolo di Luciano Guarnieri, collega milanese in pensione, che il precedente direttore Domenico Chiofalo aveva ritenuto inopportuno pubblicare.
Sulle prime ho ritenuto di adeguarmi alla decisione del precedente direttore.
Conosco Luciano da più di 30 anni quando, giovane notaio, ho iniziato a frequentare la redazione di Federnotizie. Una conoscenza magari scioccante, perché sentirsi dire “non capisci un ca**o” (ma era un’espressione riservata anche a colleghi ben più esperti di me) non è consueto tra colleghi, ma altamente istruttiva. Che ha insegnato a me e ad altri che ciascuno ha un modo personalissimo di confrontarsi, ma che ciò che conta sono le idee e la passione che ci si mette nel sostenerle.
Poi mi è capitato di leggere, uno dopo l’altro due libri: “L’era della suscettibilità”, di Guia Soncini (Marsilio) e “Offendersi” del nostro collega e mio amico Remo Bassetti (Bollati Boringhieri), che consiglio. La Soncini scrive che “Se un giorno mi capiterà di incontrare quello che ha stabilito che chi si offende ha ragione, avrò molte domande da fargli. La prima sarà: ma si rende conto di che disastro ha creato? Che la dittatura degli offesi sia un problema per il discorso pubblico è solo parte del guaio, e non la parte maggiore. Il danno più grave è a coloro che non possono mai prendere niente con leggerezza perché offendersi è una religione da cui non puoi mai distrarti e percepirti vittima è un impegno usurante”.