intervento a cura di Marco Mazzoli
(Professore di Politica Economica – Università di Genova)
Introduzione
Che l’illegalità diffusa abbia dei costi economici e sociali altissimi è un fatto ovvio e noto: i furti generano perdite di reddito significative per le persone, per le imprese e per la pubblica amministrazione, così come le frodi assicurative o di altra natura e i crimini contro le persone e le proprietà.
L’ammontare, a livello macroeconomico, dei costi generati dall’attività criminale ed illegale è conoscibile solo con una certa approssimazione, poiché si tratta di un dato stimato sulla base di metodologie statistiche (oppure econometriche, come in Ardizzi et al., 2012) che hanno un certo margine di errore.
Tuttavia, oltre a questo genere di costi che definiremo “diretti” e che descriveremo brevemente nel paragrafo 2, esiste un altro genere di costi, “indiretti” imputabili all’illegalità diffusa e alle modifiche permanenti da essa generate nel comportamento collettivo o nella percezione del rischio e dell’incertezza degli individui.