Raccontare la funzione del notaio: un esercizio di storytelling

Congresso Federnotai 2016

Dal Congresso di Federnotai

Chissà se avete mai sentito parlare di storytelling – l’arte comunicativa più innovativa di questi anni Dieci.

Se sì, forse avrete le idee un po’ confuse, perché questa parola è quasi sempre (purtroppo) associata solo a politici o a campagne elettorali.

Se no, meglio: la vostra curiosità sarà una pagina bianca da riempire.

In entrambi i casi, avrò modo di raccontarvi – eccolo subito qui, il bisogno di racconto! – che cosa sia lo storytelling, perché è tanto importante per il notariato e, soprattutto, una delle esperienze professionali più inaspettate e sorprendenti della mia carriera, che ho vissuto grazie a Federnotai Lombardia.

Quando sono stata contatta da Federnotai Lombardia, grazie alla lungimiranza e alla determinazione dei notai Chiofalo, Mascellaro e Di Marco, del mondo del notariato sapevo poco o nulla.

Da trentenne che sono, mi ero relazionata nella mia vita con la vostra categoria giusto in un paio di occasioni – una successione, una compravendita immobiliare. Occasioni in cui, devo essere sincera, avevo capito poco del valore del vostro lavoro, eccetto che servono una montagna di carte. Questo perché il notaio che avevo di fronte non mi aveva spiegato il suo impegno, l’importanza del suo ruolo in quanto garante della sicurezza e della legalità di ciò che mi affannano a firmare.

Una volta avviato il progetto di storytelling a Milano, lo scorso inverno, ho scoperto un mondo.

Un mondo per me nuovo, inedito perché nessuno me l’aveva mai raccontato.

Il vostro mondo, quello del notariato di oggi.

Ho scoperto, osservato e studiato ciò che fate ogni giorno.

Ho scoperto quanta fatica, impegno e responsabilità valgano un atto o una stipula.

Ho scoperto gli infiniti casi della vita umana – la mia, quella dei miei cari, dei miei amici – in cui un notaio può essere l’aiuto migliore per districarsi in un mondo sempre più complicato, per trovare una risposta che si credeva impossibile o non contemplata dalla legge, per gestire piccoli o grandi problemi, per certificare piccole o grandi gioie. E, soprattutto, per essere sempre al sicuro.

In sintesi, ho scoperto voi, i notai d’Italia.

Una delle categorie professionali che, sondaggi alla mano, gode della maggiore stima da parte dei cittadini -capite quanto è importante la fiducia riposta in voi, di questi tempi in cui nessuno si fida più di nessuno, né della politica né delle forze dell’ordine, e si sente lasciato solo?

Ecco, grazie al percorso di storytelling svolto, proprio questo ho compreso: grazie alle competenze del notaio, nessun cittadino si può sentire solo, in balia degli accadimenti della vita.

Una volta raccontata al meglio la vostra professione, sgombrando il campo a immagini ottocentesche di notai azzeccagarbugli, trincerati in sontuosi uffici con tanto di statue di marmo, scrivanie di rovere e librerie alte fino al soffitto senza alcun contatto con la vita reale, credevo che sarebbe bastato poco affinché la realtà di ciò che fate e la realtà percepita dai cittadini coincidessero – e, ancora lo credo fermamente, se continuerete lungo questo percorso di narrazione.

Eppure, chiedendo durante il workshop, “raccontami, raccontami chi sei e cosa fai in quanto notaio”, mi sono scontrata con uno dei casi più singolari della mia carriera.

Mentre non ho visto nessuno di voi chiuso a chiave nel suo ufficio intento solo a firmare carte, mentre tormentavo i miei amici raccontando quanto fosse importante la vostra professione e mentre costringevo il mio compagno ad informarsi sul patto di convivenza – insomma, mentre ho capito la vostra realtà, rendendomi conto di quanto ci sia bisogno, oggi, di un notaio di fiducia -, ho subito capito che a subire la realtà percepita siete prima di tutto voi notai.

Voi notai che forse scontate il prezzo di essere stati in silenzio troppo, davvero troppo a lungo.

Voi notai che forse avete fatto vostra l’immagine vetusta del professionista slegato dalla vita quotidiana e che vi crea disagio, insicurezza, paura nel raccontarvi oggi, nella realtà contemporanea.

Voi che ogni giorno risolvete problemi complessi, che vivete insieme ai vostri clienti i loro timori, le loro speranze, i loro successi, ma che non vi ricordate mai, ma proprio mai, di raccontare ciò che fate.

Una mia personale definizione di storytelling suona così:

se oggi non sai raccontare cosa hai fatto, non hai fatto nulla.

Eppure voi fate molto, moltissimo, ogni giorno.

C’è quindi un bisogno fondamentale di raccontarlo.

Il progetto di storytelling svolto con Federnotai Lombardia è stata una vera sfida.

La voglia, finalmente, di raccontare cosa fa – davvero – il notaio.

La libertà e la tenacia con cui abbiamo, insieme, trovato delle parole chiare e nuove per definire la vostra professione, come aiuto, sicurezza, tutela, rispetto, e soprattutto fiducia.

Infine, un esercizio concreto di storytelling, nato dalla passione e dalla determinazione di raccontarsi del fantastico gruppo di notai con cui ho lavorato.

Le tecniche della disciplina dello storytelling sono molte. Insieme, un pomeriggio di primavera, abbiamo scelto per raccontare il notariato una storia strutturata, in gergo specifico, a eco o a epicentro. 

La storia più importante, il cuore della narrazione, è posta al centro e le storie che da quel centro si diffondono servono a chiarire, esemplificare, elaborare il messaggio centrale. Ogni storia è collegata alla prima, proprio come quando un’eco si diffonde, da parole comuni; insieme, sono tutte collegate al messaggio centrale.

La tecnica a eco è perfetta per raccontare e rafforzare il processo di un ragionamento e il valore centrale del messaggio e, allo stesso tempo, per usare esempi concreti legati al messaggio principale.

storytelling

Un esempio? Spesso si ha una simile struttura quando un amico vi racconta di una persona importante nella sua vita: la storia centrale sarà quella di quella persona e quelle collaterali saranno episodi legati alle loro comuni esperienze.

Che avventura irripetibile lavorare insieme per rendere concreto questo esercizio di storytelling, partendo dall’epicentro “cosa fa per davvero il notaio”, e rintracciando poi storie correlate di persone vere, come me e come voi, che della fiducia del notaio hanno avuto bisogno in momenti speciali della loro vita.

Ad ogni storia, si aggiungeva una storia e così via, in un esperimento di racconti e di sorprese impreviste che ci hanno fatto capire che le storie sottese alla professione del notaio sono molte, molte di più di ciò che si possa anche solo immaginare.

Ormai estate, abbiamo scelto di realizzare delle pillole video, lo strumento comunicativo oggi più incisivo e più immediato, studiando ogni dettaglio per raccontare il notariato al meglio, dalla location all’abbigliamento.

La società in cui viviamo è diventata fluida, le professioni liquide e in continua evoluzione, i servizi offerti molteplici e da più intermediari, i modi di comunicare smisurati grazie al web e ai social media: brandire un nome non di una categoria professionale non basta più.

Il rischio, in mezzo a tutto questo frastuono, contemporaneo, è di restare ammutoliti.

In attesa o in silenzio.

E di non esseri capiti né ascoltati più.

L’importanza dello storytelling, della voglia di raccontarsi e di sentirsi finalmente ciò che si è e non ciò che ci è stato detto di essere, è prima di tutto un esercizio di libertà umana e di soddisfazione professionale.

Di mio, non posso che ringraziare Federnotai Lombardia per avermi coinvolta in uno dei miei progetti più belli: non c’è nulla di meglio di fare il proprio lavoro e di riuscire a raccontarlo agli altri.

Perché dietro ogni storia c’è una vita, e dietro una vita un essere umano: ecco il senso primo di essere notai.


Progetto IONOTAIO

I cinque video del Progetto “Io notaio” sono visibili su YouTube e su Vimeo

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Raccontare la funzione del notaio: un esercizio di storytelling ultima modifica: 2016-06-30T10:49:26+02:00 da Andrea Marcolongo
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