Pubblichiamo questo articolo di Eugenio Stucchi che, nell’idea originaria, doveva essere inserito nella “Tribuna Aperta”, cioè in quella rubrica che ospita contributi di contenuto politico e di provenienza esterna alla redazione e che, non necessariamente, esprimono un pensiero condiviso. Ci teniamo a sottolineare invece la totale condivisione delle idee qui espresse da Eugenio Stucchi e la assoluta convergenza nel ritenere il tema sia fondamentale che urgente. Una vera e propria priorità sul tavolo di chi governa il Notariato.
Per un sistema di pagamenti del Notariato: vivere o morire
di Eugenio Stucchi
Il rapporto tra notaio e pagamenti non è mai stato costante. Si è evoluto nel tempo passando dalla sostanziale indifferenza e anzi imbarazzante simulazione diffusa degli importi (e questo giornale ha il merito di aver sempre sollevato e denunciato la pericolosità della prassi allora in corso), passando per l’emersione dei reali corrispettivi con la normativa “prezzo-valore”, arrivando alla documentazione puntuale delle modalità di pagamento negli atti immobiliari e spesso per “aderenza” anche se non richiesto in molti atti affini, aggiungendo quindi oggi i noti e sempre più pervasivi controlli anti riciclaggio e da ultimo arrivando a fornire, addirittura, garanzia sostanziale di buon fine delle operazioni con l’utilizzo facoltativo del conto dedicato.
Se si guarda indietro ai corrispettivi simulati di solo qualche decina di anni fa, al “prezzo pagato prima d’ora”, falso e senza altre precisazioni, con tutte le pericolose conseguenze civilistiche da tale prassi discendenti, pare incredibile la strada fatta, quasi senza accorgersene, passo dopo passo.
Quasi ogni volta – facendo eccezione forse per l’introduzione del prezzo valore – i nuovi adempimenti sono stati accolti con malumore e mugugni e percepiti spesso come appesantimenti della supposta sacralità del rogito notarile o come fardello ulteriore non retribuito del quale nell’immediato si è faticato a comprendere l’importanza sistematica e strategica.
Solo in prospettiva si è riusciti a comprendere l’importanza di tali adempimenti e di tali controlli e “unendo i puntini” del cammino fatto è emerso il disegno complessivo volto a rendere sempre più il notaio protagonista non solo giuridico, ma anche sostanziale delle transazioni che lo interessano.
Tale disegno, tuttavia, non è terminato e il tempo è giunto per tracciare un’altra linea e compiere un passo ulteriore.
Il notaio si trova oggi al centro di molteplici transazioni economiche e sperimenta casualmente una temporanea e favorevole congiuntura operativa che vede per un istante allineati molti fattori eterogenei – operativi, normativi, tecnologici e di costume – in modo a noi casualmente favorevole.
Da un lato moltissimi istituti bancari, per ragioni diverse, tra cui di contenimento dei costi, tendono a ritirarsi spontaneamente dalle fasi operative delle stipule, delegando di fatto molte funzioni operative ai notai.
Dall’altro lato diversi interventi normativi, tra cui la nota normativa sul deposito prezzo, a cui si aggiungono la seconda direttiva europea sui servizi di pagamento e più sullo sfondo le norme sugli smart contract, sembrano anch’essi singolarmente allineati in una conformazione forse irripetibile.
A tutto questo si aggiunga la potente accelerata che la pandemia ha dato a tutti i servizi digitali, abituando o obbligando le persone a servirsi sempre più di servizi, identità e pagamenti digitali.
Per quanto riguarda la prassi bancaria si diceva vediamo il ricorso sempre più frequente alla procedura del mutuo cosiddetto “unilaterale” con scarico sui notai di tutta una serie di incombenze, i quali, a oggi, si avvalgono, non per loro colpa, di modalità operative totalmente prive di qualsiasi requisito di sicurezza, efficienza e anche, aggiungerei, di decenza.
Basti pensare alle cosiddette “conferme stipula” redatte su fogli approssimativi scritti da uffici terzi, firmati su carta, scansiti e inviati addirittura via fax o via mail o, quando va bene, firmati digitalmente. ma che richiedono da entrambe le parti aggiuntive e ripetitive operazioni manuali di lettura, imputazione di dati e quindi di esecuzione.
Tale prassi sicuramente può essere letta come sintomo di un processo probabilmente irreversibile di un progressivo disinteresse di molti istituti bancari a gestire le fasi operative di stipula. Tale circostanza – di nuovo – spesso viene vissuta come fastidio da molti di noi, e non si contano i lamenti a volte anche istituzionali verso questa prassi. Adottando un approccio un poco più costruttivo, preso atto che il mondo non può ruotare attorno alle nostre pur legittime esigenze, possiamo forse ribaltare quello che oggi è un disagio in una opportunità. Opportunità che in parte è già stata colta dalle note piattaforme gestionali che stanno subito cercando di colmare tale bisogno con nuovi servizi.
Per quanto di nostra competenza è possibile e anzi doveroso gestire in modo diverso tali processi, non subendoli passivamente, ma entrando in modo proattivo nel settore dei pagamenti, costruendo un sistema proprietario per gestire i pagamenti e i flussi monetari che riguardano i nostri atti. Che siano pagamenti di prezzi, erogazioni di mutui, pagamento di imposte od onorari, penali o svincoli di somme.
Guardandoci intorno, infatti, vediamo come tutti o quasi i grandi operatori economici, indipendentemente dal settore industriale in cui operano, stiano affiancando ai propri servizi tradizionali anche sistemi di pagamento proprietari e innovativi, al fine di mantenere, se non aumentare, la propria centralità nei settori che presidiano e anzi estendere la propria influenza al di fuori di essi.
Le case automobilistiche hanno costituito banche proprietarie per meglio gestire le operazioni di finanziamento, gli operatori tecnologici sistemi di pagamento innovativi in molti casi proprietari, che, addirittura, si stanno estendendo al di fuori del mercato e dell’industria per il quale erano stati pensati diventando standard de facto (si pensi ad ApplePay, AmazonPay, GooglePay, AliPay, Satispay, PayPal, Revolut e altri mille sistemi che costituiscono ormai una costellazione di soluzioni di pagamento proprietarie più o meno innovative).
A questo si aggiunga che sempre più spesso la disponibilità economica di un conto è utilizzata come mezzo di prova indiretta della propria identità. Molti processi, infatti, al fine di identificare in modo certo un soggetto e al tempo stesso al fine di collegare a tale soggetto il possesso di un determinato conto corrente, richiedono spesso un bonifico, generalmente di importo minimo e la cui corretta entità è utilizzata come fattore segreto di autenticazione comunicato a mezzo altro canale sicuro, per provare la propria identità.
Esemplificando viene inviato su un canale SMS un messaggio in cui si comunica l’ammontare “segreto” di un bonifico solitamente sotto i 2 euro, per una cifra da utilizzare come password temporanea, simile, per esempio, a “1,57”, la cui corretta esecuzione conferma a un tempo il possesso di quel conto, e l’identità del soggetto accertata dai due o tre canali differenti: mail utilizzata per la registrazione, SMS e conto bancario.
Al di là dei tecnicismi e delle possibili molteplici configurazioni di tali processi, un fattore sistemico di importanza fondamentale – soprattutto per il Notariato – deve essere colto: identità e pagamento stanno convergendo, e in molti processi diventando un’unica cosa. Per essere identificati spesso si ricorre a un pagamento, e per pagare è necessario essere identificati.
Anche il legislatore europeo sì è accorto da tempo dell’importanza del settore dei pagamenti, vera e propria industria del terziario, e come in altri campi è intervenuto cercando di stimolare l’innovazione e la concorrenza, separando il settore delle infrastrutture da quello dei servizi, e quindi per quanto qui ci occupa il settore della raccolta dei capitali da quello dei servizi informativi e dispositivi legati agli stessi.
In questa direzione sono le direttive europee sui pagamenti e da ultimo la direttiva cosiddetta PSD2 che molto nella sostanza obbliga gli istituti bancari ad aprirsi a mezzo canali software dedicati (le cosiddetta API) a servizi informativi o dispositivi di terze parti.
Molto in sintesi se prima, per consultare o movimentare un conto della banca Intesa San Paolo, ero obbligato a utilizzare applicazioni proprietarie della medesima banca, ora posso utilizzare applicazioni e servizi di terze parti spesso a elevato valore aggiunto.
Potrò quindi avere un’unica App, prodotta da una società terza, che a un tempo mi consente di operare su più conti presso più banche, ottenere informazioni aggregate e gestire i conti come fossero un’unica entità.
Credere che il Notariato possa chiamarsi fuori da questo vortice è velleità. Tutta questa evoluzione ha interessato per il momento il settore dei pagamenti piccoli e medi, ma si sta velocemente espandendo, come già avviene in Cina, ai servizi bancari veri e propri di importi anche rilevanti.
Così come da tempo gli operatori commerciali hanno compreso che per mantenere centralità nei processi di acquisto è necessario oggi governare i processi di pagamento relativi a tali settori, così anche il Notariato, se vuole mantenere centralità nei processi immobiliari e negli altri settori in cui opera, dovrà necessariamente appropriarsi della gestione e movimentazione dei pagamenti che riguardano tale settore.
Chi governa i processi di pagamento nel mondo digitale finisce per governare anche i processi sottostanti. Viceversa è velleitario immaginare di mantenere il vero controllo su settori specifici senza controllare anche i pagamenti che alimentano tali settori.
Se poi ci mettiamo in una prospettiva di “atto notarile a distanza” dobbiamo avere ben chiaro che se l’atto è a distanza ed è digitale anche i pagamenti devono diventare a distanza e digitali. Se per caso entrerà, o saremo costretti a far entrare, in vigore l’atto a distanza rischiamo di avere sì pronta una piattaforma, ma di non sapere poi come eseguire con sicurezza, rapidità, irrevocabilità e coerenza i pagamenti relativi.
Ci troveremmo con una fuoriserie fiammante, senza benzina.
Non potranno sicuramente essere utilizzati i normali assegni bancari o circolari e anche gli attuali bonifici sono inadeguati, necessitando di fatto di un soggetto terzo fiduciario che, al contempo, ne assicuri effettività e irrevocabilità per il venditore e sicurezza di esecuzione in solo caso di effettiva conclusione dell’accordo per il compratore.
È necessario quindi che sostituiamo quegli attuali obbrobri di “conferme stipula” inviate a mezzo carta scansita e inviata via mail o fax (sic!) con processi sicuri e moderni che facciano perno sul notaio e non sui back office bancari o di piattaforme terze.
Il rischio nell’inazione è quello di vedere questi stessi processi gestiti da quegli operatori che già oggi a mezzo piattaforme proprietarie gestiscono e presidiano gli scambi documentali tra notai e banche e che non è escluso che già oggi stiano lavorando proprio in questa direzione.
Usando qui idee che sono di tutto il gruppo di lavoro che pur con opinioni diverse lavora in questo campo all’interno dell’area informatica, la proposta è quindi quella di trovare la modalità migliore per consentire al notaio di essere egli garante e agente proattivo di tutte le transazioni economiche che riguardano i suoi atti.
Lo scenario applicativo che si immagina è quello di un un compratore che utilizzando il conto dedicato del Notariato, su impulso del notaio, faccia qui confluire anche a mezzo banca finanziatrice i fondi necessari all’acquisto i quali vengono svincolati, sempre su impulso del notaio, a favore del venditore al buon fine di tutte le operazioni.
Il tutto sganciato da bonifici, assegni, conferme stipule, ma automatizzato con una sorta di “Adempimento Unico dei Pagamenti” che firmato digitalmente dal notaio scateni tutte le operazioni di “carico e scarico” dei conti conseguenti.
Più nello sfondo e in un’ulteriore versione tale adempimento potrebbe anche essere collegato a eventuali “smart contract” notarili che, al verificarsi di determinate condizioni (assenza o presenza di formalità pregiudizievoli), diriga i fondi in una direzione piuttosto che nell’altra. Si pensi, a tal proposito, alle erogazioni differite al cosiddetto “consolidamento” dell’ipoteca.
Arrivare a tale risultato oggi e in un futuro molto prossimo sarà possibile e anzi è quello che senza saperlo in parte sperimentiamo quotidianamente acquistando su molte piattaforme online, quello che accade, per esempio, quando usando Satispay o altri sistemi di micro pagamento, determinate ma variabili somme sono prelevate in automatico dai nostri conti a determinate e variabili condizioni senza nessuna interazione da parte nostra.
I tecnicismi, tuttavia, sono molteplici, la materia complessa sia tecnicamente sia giuridicamente e in continuo aggiornamento ed è necessario, pertanto, mantenere quanto più ampio possibile l’orizzonte e il raggio d’azione.
Diversi possono essere gli strumenti per arrivare a tale soluzione operativa.
La soluzione forse più flessibile, ma anche più onerosa, per arrivare a tali risultati sarebbe certamente quella di costituire un Istituto di Moneta Elettronica del Notariato.
È questa, infatti, la soluzione adottata da molti operatori del cosiddetto fin-tech.
In tale ipotesi, il conto dedicato del notaio o uno dei conti dedicati potrebbe essere un conto di moneta elettronica a cui agganciare automatismi e dinamiche potenzialmente infinite e tutte ancora da immaginare e da inventare (dallo svincolo dei prezzi al verificarsi di determinate condizioni, ai versamenti di capitale delle società, allo smistamento automatico di imposte e onorari tra i conti libero e dedicato del notaio, all’erogazione dei mutui, ad ancora mille applicazioni), tutti facenti perno sulla figura del notaio quale arbitro non più solo giuridico, ma anche economico della transazione.
Qualora si ritenga tale passo troppo oneroso almeno “mettere un piede” nel mondo dei pagamenti è possibile ricorrendo alla figura di un cosiddetto PISP, vale a dire di un Prestatore di Servizi di Iniziazione di Pagamento, che dietro impulso del notaio inizializzi i movimenti monetari, tenendo ben presente, tuttavia, che tale innovazione non può essere un punto di arrivo ma semplicemente di partenza, rimanendo pur sempre il traguardo finale quello di avere un proprio istituto di pagamento o di moneta elettronica.
Al di là dei dettagli, quello che deve essere compreso è il disegno generale.
In primis oggi è indispensabile, per chi voglia mantenere centralità in un qualsiasi settore industriale, governare anche i pagamenti che sorreggono tale settore.
Inoltre, il concetto di pagamento oggi è sempre più interconnesso al concetto di identità.
Chi governa i pagamenti governa almeno in parte anche l’accertamento dell’identità dei soggetti economici.
Così come la creazione della RUN e di Notartel sono state decisioni lungimiranti e visionarie dei decenni passati che hanno consentito al Notariato di conquistare una posizione di vantaggio e una autorevolezza fondamentali, così ora dotarsi di un sistema proprietario di gestione dei pagamenti con un Istituto di Moneta Elettronica o altra equivalente soluzione di proprietà del Notariato ci consentirebbe di fare un salto quantico di altrettanta, se non forse anche maggiore, portata, che metterebbe potenzialmente al sicuro la nostra posizione per i decenni a venire.
Una grande opportunità, quindi, ci si pone innanzi che, se ben colta, ci consentirebbe di radicarci in modo fortissimo nei settori nei quali operiamo guadagnando una posizione strategicamente infungibile.
Un altrettanto grande rischio, però, deve essere compreso: le tecnologie digitali si muovono con velocità di settimane e mesi e non di anni e hanno la tendenza a rompere gli assetti predefiniti imponendo nuovi ordini e nuove modalità.
Questi argomenti non sono certo segreti e sicuramente chi oggi è già posizionato nel fornire servizi nei nostri settori, dai mediatori, alle nuove startup del cosiddetto settore “proptech” immobiliare stanno sicuramente già lavorando su questi temi.
A noi sfruttare queste opportunità nel modo più efficace, adottando come per la nascita della RUN e di Notartel, soluzioni di ampio respiro il più possibile flessibili, aperte e coraggiose.
AUTORE

La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.