a cura di Maurizio Citrolo
La peculiarità del sistema previdenziale del Notariato, basato su un principio di mutualità e solidarietà reciproca che lo distingue da quelli adottati dalle altre categorie professionali, è indissolubilmente legata alla natura stessa della professione notarile.
La nostra professione, infatti, ha ad oggetto l’esercizio di potestà pubbliche delegate dallo Stato, che devono essere esplicate con criteri uniformi e tali da assicurare, in tutta la Nazione, gli obbiettivi di legalità e di certezza con riguardo ai più importanti rapporti negoziali tra soggetti privati e, in taluni casi, anche pubblici.
Per tali ragioni il Notariato va apprezzato come un sistema globale che nel suo insieme garantisce gli obbiettivi di certezza e legalità, ed ogni singolo notaio, lungi dall’essere una monade che agisce in assoluta autonomia, costituisce un elemento del complesso sistema.
Il principio di mutualità comporta la determinazione delle rendite pensionistiche con criteri che derivano dalla sostenibilità complessiva del sistema e che prescinde dall’entità dei versamenti contributivi effettuati dal singolo notaio. Il principio di mutualità e solidarietà va inteso non solo in senso orizzontale, tra notai appartenenti alla medesima generazione, ciascuno dei quali è chiamato a contribuire in proporzione al lavoro effettuato, ma anche in senso verticale, tra notai in esercizio e notai pensionati. In ogni sistema previdenziale i notai in esercizio contribuiscono con i loro versamenti al pagamento delle pensioni spettanti ai colleghi che li hanno preceduti; e generalmente quando si parla di patto generazionale ci si riferisce al sacrificio che la giovane generazione sopporta per assicurare a quella precedente, collocata a riposo, un adeguato tenore di vita.
Negli ultimi anni, prima per effetto della sottrazione di talune competenze (particolarmente rilevante quella relativa all’autenticazione dei trasferimenti di autoveicoli) e poi per effetto della crisi economica, il mantenimento dell’equilibrio tra entrate contributive e prestazioni previdenziali ha comportato, per compensare la caduta della base contributiva, un rilevante inasprimento delle aliquote. Da ciò il convincimento, in specie da parte dei colleghi più giovani, che il peso della crisi sia stato scaricato esclusivamente sulle generazioni attive, lasciando indenne la generazione precedente, e che il sacrificio richiesto ai notai attivi stia diventando intollerabile. Si invoca, da taluni, una sorta di patto generazionale “discendente”, per il quale la generazione anziana dovrebbe compiere dei sacrifici per alleviare il carico contributivo vigente sulle generazioni successive.
Preliminarmente devo osservare che le pensioni oggi corrisposte non sono eccessivamente elevate. Tali non si possono dire pensioni che, nel loro massimo, non superano i 100.000 euro l’anno. Chi ha gestito la Cassa negli anni passati ha operato con saggezza ed equilibrio, evitando di distribuire gli avanzi di gestione anche quando gli stessi erano copiosi, ed in tal modo ha assicurato la formazione di un consistente patrimonio del nostro Ente di previdenza, del quale potranno giovarsi anche le generazioni future.
Per la verità, poi, l’asserzione, che vuole i sacrifici degli ultimi anni posti a carico delle sole generazioni “giovani”, non è corretta. I notai pensionati e pensionandi sono stati chiamati a concorrere all’equilibrio previdenziale con varie misure:
– l’età di pensionamento è stata elevata da 65 a 67 anni (art. 10 del Regolamento della Cassa). Per chi ha trenta o quarant’anni può sembrare una cosa da niente, ma dal punto di vista di chi è prossimo a quella età e ha già cominciato a programmare il proprio ritiro dal lavoro si tratta di un sacrificio non indifferente;
– l’art. 22 del Regolamento, relativo alla rivalutazione annuale delle pensioni, prima legata esclusivamente alla variazione dell’indice ISTAT, è stato riformulato, prevedendosi ora che “La variazione percentuale dell’indice ISTAT va comparata con la variazione percentuale della media individuale dei contributi versati alla Cassa nell’anno precedente e tra i due parametri viene applicato quello che dà luogo alla variazione inferiore”; ma c’è di più: lo stesso art. 26 prevede altresì che “In ogni caso la perequazione delle prestazioni pensionistiche è esclusa qualora l’importo complessivo dei contributi sia pari o inferiore al complesso delle prestazioni pensionistiche erogate nel medesimo anno”, e che “Il Consiglio di amministrazione può, con delibera motivata, escludere o limitare l’applicazione del meccanismo di perequazione automatica di cui ai precedenti commi”: di fatto, negli ultimi cinque anni le pensioni non hanno goduto di alcuna rivalutazione;
– ai sensi dell’art. 26 del Regolamento, l’indennità di cessazione è commisurata ad un dodicesimo, per ogni anno di esercizio effettivo, della media nazionale degli onorari repertoriali percepiti dai Notai in esercizio nei venti anni antecedenti a quello della cessazione; ciò fa sì che, progressivamente, la contrazione degli onorari repertoriali influisce negativamente sulla misura dell’indennità; a ciò si aggiunga la norma transitoria che prevede la rateazione dell’indennità di cessazione richiesta prima del compimento del settantacinquesimo anno;
– le pensioni dei notai, che superino l’importo di euro 91.250 annui, sono gravate, sull’eccedenza, del contributo di solidarietà del 6% previsto dalla legge finanziaria 2014, che viene trattenuto dalla Cassa.
A ciò si aggiunga l’effetto di redistribuzione del reddito che deriva dalla nuova polizza sanitaria, che non è più integralmente coperta dai contributi versati dai notai attivi, ma richiede ora al singolo assicurato, anche se in pensione, qualora ritenga di assicurarsi la copertura integrale attraverso la sottoscrizione del piano sanitario integrativo, il pagamento di una somma aggiuntiva.
La seconda asserzione meritevole di un commento è quella secondo cui l’onere previdenziale gravante sui notai attivi stia diventando intollerabile. Indubbiamente tale onere è cresciuto notevolmente; e tuttavia occorre rilevare che al notaio (più o meno giovane che sia), a differenza di quanto costituisce la regola nei sistemi pensionistici della casse professionali, non è richiesto il versamento di un contributo minimo annuale, obbligo che invece sta inducendo altri giovani professionisti a cancellarsi dai relativi albi professionali. In più mi sembra che, nel Notariato, l’equiparazione tra giovane notaio e basso reddito sia smentita dai dati di esperienza.
Si può probabilmente opinare che la ripartizione dei sacrifici non sia esattamente bilanciata, e che i sacrifici maggiori siano richiesti ai notai in esercizio. Probabilmente ciò è vero, ma è altrettanto vero che ciò corrisponde ad un principio di solidarietà intergenerazionale. Gli anziani, nel loro complesso, sono i soggetti più deboli; la loro capacità di far fronte ad evenienze negative è incomparabilmente inferiore. I notai attivi possono cercare di reagire, incrementando la loro capacità di far fronte ai bisogni degli utenti, o cercando di ridurre i loro costi fissi con lo strumento associativo o altre modalità, ovvero cercando altre prassi innovative; sul piano previdenziale i più giovani, se prevedono in futuro una riduzione delle prestazioni, possono ricorrere alla previdenza integrativa, che è tanto meno onerosa quanto maggiore sia lo spazio temporale a disposizione. In definitiva, se sacrifici devono esservi, vi dev’essere una gradualità nella loro applicazione tra i più ed i meno giovani.
Ciò detto, non per questo si può negare che un problema di equità generazionale esista. Se volgiamo lo sguardo ad una prospettiva di lungo periodo, come è giusto e doveroso fare, non possiamo nasconderci che il notevole ampliamento della tabella dei posti di notaio, con l’immissione accelerata in questi anni di un numero di nuovi notai maggiore del solito, porterà fra alcuni decenni, quando fatalmente si verificherà un incremento del numero dei pensionamenti, alla creazione di una c.d. gobba previdenziale. E’ proprio perché la previdenza del Notariato è basata su uno spirito di mutualità e di solidarietà che detta situazione deve essere affrontata per tempo, chiamando tutti, anche coloro che quei giorni non vedranno, a contribuire ad una equilibrata soluzione della questione.

AUTORE

La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.