Se le parole non si contano ma si pesano, il tema centrale della prima mattina (quella dei discorsi della Ministra di Giustizia Marta Cartabia e dei Presidenti di Consiglio e Cassa) è stato quello della competenza territoriale del notaio.
La politica, da una parte, ha chiesto di accettare la sfida del notaio nazionale, il Consiglio Nazionale, dall’altra, ha dato una prima risposta di chiusura.
La questione non può certo chiudersi così e ci si attende domani un’argomentata spiegazione delle posizioni del notariato.
Per agevolare un dibattito consapevole abbiamo ripubblicato martedì due interventi, datati 2015, di Giovanni Liotta e Mario Mele.
Scavando ancora più indietro negli archivi abbiamo scovato un numero speciale di Federnotizie, pubblicato nel 2001, interamente dedicato al territorio, che ospitava numerosi interventi e, soprattutto, un articolato lavoro che il Consiglio Nazionale del Notariato aveva offerto alla discussione della categoria (abitudine purtroppo ben presto abbandonata).
Scarica il file PDF di Federnotizie N. 6/2001
Certo molte cose sono cambiate. La competenza da distrettuale è diventata regionale, si sono diffuse, con varie gradazioni, le assemblee in teleconferenza, è una realtà l’atto informatico, si presenta alle porte la costituzione delle S.r.l. online.
Ma il tema della competenza nazionale parte da molto lontano ed ha forse il suo padre nobile in Sabatino Santangelo che scriveva, in quel numero di Federnotizie: “Appare quindi indispensabile una modificazione immediata della competenza territoriale nel senso che alla immobilità distrettuale sia sostituita la mobilità sull’intero territorio dello Stato, così come accade per ogni altro professionista. Se il notaio infatti non potesse svolgere il proprio ruolo secondo le esigenze degli affari, se dovesse denunciare la propria impossibilità a proseguire nel momento in cui fosse necessario concludere in un luogo diverso dalla zona di competenza, sarebbe evidente la sua sussidiarietà e conseguentemente la impossibilità di appartenere ad una struttura in condizione di assoluta parità, non solo intellettuale, con i partner dello studio”.
Certo le obiezioni possono essere molte e forse stanno alla base di una chiusura.
È necessario coordinare l’eventuale riforma con correttivi alla disciplina dell’associazionismo e dei controlli (correttivi che peraltro sarebbero stati già necessari con l’allargamento della competenza alla regione).
L’eventuale atto a distanza potrebbe essere alternativo all’allargamento della competenza e offrire uno strumento di (lecita) concorrenza anche ai notai che esercitano in sedi periferiche.
Più semplicemente c’è timore a toccare qualcosa che funziona.
Ma il dibattito, vivace anche all’interno della redazione, è aperto e indifferibile.

AUTORE

Milanese di nascita, Arrigo Roveda consegue la laurea in Giurisprudenza nel 1985 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi in Diritto Civile sul contratto di leasing. Dal 1990 è notaio. Docente dal 1990 presso la Scuola di Notariato della Lombardia, è stato responsabile dei corsi “Obbligazioni e Contratti” e “Contratto in generale”. Collabora tutt’ora al Corso per i Giuristi d’Impresa tenuto dall’Università Bocconi. Nella sua lunga carriera ha svolto un ruolo attivo in importanti enti di categoria. In particolare, ha rivestito l’incarico di Presidente del Consiglio Notarile di Milano dal febbraio 2013 al febbraio 2017. Attualmente risiede nella per l’elaborazione dei principi uniformi in tema di società del Consiglio Notarile di Milano. Arrigo Roveda è autore di articoli e note a sentenza in materia civile e fiscale pubblicate, tra le altre, sulla rivista Notariato e sulla versione cartacea di Federnotizie, e di cultura generale sul mensile Giudizio Universale (2005/2009) di cui è stato cofondatore e redattore. Partecipa come relatore a numerosi convegni giuridici in materia di Diritto Commerciale, Civile e Tributario.