L’utilità di un “sindacato di lotta”

Le discussioni di queste ultime settimane su come il Notariato dovrebbe reagire alle iniziative promosse dal Governo in materia di concorrenza e liberalizzazioni hanno coinvolto anche il quesito su quale debba essere il ruolo del nostro Sindacato.

Un quesito al quale sono lieto di rispondere.

In primo luogo, Federnotai ha il compito di leggere e di interpretare in modo corretto e completo i fenomeni in atto.

La crisi che stiamo attraversando non ha origine nella “guerra di confine” tra la nostra e altre categorie professionali, che semmai rischia di esserne l’effetto; la sua origine risiede nell’insieme di teorie economiche e politiche, e di schemi sociali che ad esse si ispirano, secondo le quali il primato dell’economia e della finanza sul diritto è desiderabile, opportuno, conveniente.

E’ necessario chiedersi per quali ragioni in molti Paesi dell’Europa continentale – tra i quali il nostro – sia in atto il tentativo di includere i servizi professionali all’interno di un più ampio mercato di servizi che vede l’offerta saldamente nelle mani delle banche, delle assicurazioni e (sia pure da meno tempo) della c.d. “grande distribuzione”: bisogna capire se si tratti solo del tentativo di occupare – senza tenere in alcun conto i diritti dei cittadini – un settore che in tutti quei Paesi corrisponde ad una percentuale molto significativa della ricchezza nazionale; o se l’obiettivo perseguito attenga anche ad una reale modernizzazione e alla creazione di condizioni di mercato migliori di quelle attuali per chi dei servizi professionali fruisce.

Le proposte normative e i progetti ispirati solo al primo dei due obiettivi devono essere contrastati in modo intransigente, non certo per la difesa delle rendite di posizione di chi appartiene alle categorie professionali (come gli “invasori” usano sostenere, per presentare all’opinione pubblica i professionisti quali detentori di privilegi immeritati), ma per la difesa di un sistema di diritti e di garanzie sul quale si fondano le conquiste sociali e civili che hanno determinato la diffusione e la condivisione del benessere nel nostro Continente.

Laddove invece si tratti di riforme finalizzate a rendere i servizi professionali più facilmente accessibili e a favorire la migliore efficienza della loro organizzazione, Federnotai considera (da sempre) fondamentale che il Notariato abbia un ruolo attivo, contribuendo alla progettazione e all’attuazione di tali riforme. Una categoria come la nostra, che pone l’organizzazione libero-professionale a servizio della pubblica funzione, non può correre il rischio di subire gli effetti di cambiamenti decisi da altri e destinati ad altre categorie i cui membri non siano (oltre che professionisti) pubblici ufficiali.

Al tempo stesso, dobbiamo renderci conto del fatto che la nostra “doppia natura”, anziché costituire un elemento di valorizzazione del nostro ruolo, gioca molto spesso a sfavore dell’utilità percepita del nostro servizio. L’assimilazione tra la nostra attività a quella di organismi della Pubblica Amministrazione, i compiti ai quali assolviamo in relazione al versamento dei tributi e all’aggiornamento dei Registri Pubblici, le regole formali e procedurali che connotano i nostri atti e la loro istruzione: sono tutti fattori che – agli occhi di un pubblico sempre più abituato a credere che la “semplicità” rappresenti un valore positivo in assoluto anche quando si trasforma in quella “superficialità” che mai dovrebbe caratterizzare le vicende di maggiore rilevanza per le persone e per le imprese – contribuiscono a peggiorare il giudizio sulla nostra funzione e sul nostro operato.

Federnotai si è data allora il compito di raccogliere e ordinare le idee e le proposte elaborate nel corso di molti anni e le ha riunite in un progetto di riforma del Notariato (sul piano funzionale e sul piano organizzativo) che si ispira a due obiettivi essenziali: l’affermazione dell’importanza della pubblica funzione quale fonte di “valore” per l’intera collettività e l’offerta di questo valore in condizioni di maggiore efficienza rispetto a quanto sia avvenuto fino ad oggi.

A noi preme che il Notariato sappia soddisfare – senza mettere in discussione la sua funzione e anzi rafforzandola – i bisogni espressi dalla collettività al cui servizio si pone: occorre che i cittadini e gli imprenditori si rivolgano ai notai con la convinzione che sia giusto, utile e conveniente farlo.

Se sapremo impostare il dialogo con la società in vista di questo obiettivo, smetteremo di essere il bersaglio fin troppo facile di chi sostiene – senza darne alcuna dimostrazione – che l’eliminazione dei controlli affidati ai notai (e non solo a loro) favorisca il progresso e renda migliore la vita.

Siamo perfettamente consapevoli del fatto che promuovere una idea radicale di riforma del Notariato comporti, nei rapporti interni alla categoria, un importante costo in termini di “popolarità”: i cambiamenti profondi si scontrano non solo con le abitudini consolidate, ma anche con il giudizio positivo che ciascuno di noi (spesso a ragione) esprime di se stesso e del proprio modo di operare.

Bisogna avere il coraggio di affrontare le critiche (anche quelle aspre, in certi casi persino offensive) e di mettere al centro della discussione i risultati di medio e di lungo periodo: la politica del Notariato non può esaurire i suoi programmi e la sua progettualità nell’orizzonte di qualche mese offerto dal percorso governativo e parlamentare di un singolo provvedimento normativo; deve invece darsi obiettivi molto più alti e orizzonti temporali molto più lunghi, pensando soprattutto ai colleghi più giovani che eserciteranno la loro funzione in un contesto sociale, economico, tecnologico e giuridico completamente diverso da quello che conosciamo oggi.

Si dice che il cambiamento non deve essere subito, ma “governato”: con più coraggio e più fantasia, vogliamo che sia “progettato” e “costruito” secondo quello che la nostra esperienza di collegamento tra lo Stato e la popolazione, tra il diritto e la prassi, ci insegna essere più giusto.

Al sostantivo “professioni” si abbinano da sempre gli aggettivi “libere” e “intellettuali”: non si tratta affatto di una convenzione lessicale, ma dell’espressione di un importantissimo patrimonio culturale e politico. Per essere “libere”, le categorie professionali devono combattere qualsiasi progetto che metta a rischio la loro indipendenza, e quindi devono contrastare in ogni modo (in primo luogo, smuovendo la coscienza del pubblico) il proprio assoggettamento alle aspirazioni dei “poteri forti”. Nella loro dimensione di “intellettuali”, hanno il dovere civile di partecipare alla vita politica del Paese in modo molto più incisivo di quanto sia avvenuto negli ultimi decenni; un dovere che spetta soprattutto a chi, come il Notariato, esercita una funzione che attiene ai diritti fondamentali delle persone e all’applicazione concreta dei principi costituzionali.

Il Sindacato ha l’ambizione di pensare in grande.

Per questo promuove iniziative di respiro generale che coinvolgano l’intero territorio nazionale e si colleghino a quanto avviene nel resto dell’Europa; e dissente – accettando, ancora una volta, le critiche che possono essere mosse a questa scelta – dalle iniziative particolari di respiro regionale o locale (anche riconoscendole animate da totale buona fede).

Per via della nostra “vocazione inclusiva”, ci aspettiamo che il contatto diretto con tutte le espressioni locali del Notariato determini la loro partecipazione ad una discussione collegiale e la loro aggregazione intorno ad iniziative condivise, e critichiamo con forza la scelta (che si manifesta troppo spesso) di gruppi ristretti di agire da soli, di sganciarsi dalla comunità anche a costo di voltarle le spalle.

Per la stessa ragione, Federnotai esprime grandissima soddisfazione – e gratitudine – per il fatto che tutti i gruppi non istituzionali espressi dalla categoria abbiano raccolto il nostro invito a partecipare ad una discussione congiunta sui progetti di riforma, la quale ha evidenziato fin dall’origine la convergenza di tutti sulla grande maggioranza dei temi affrontati.

La presenza di altre organizzazioni associative all’interno della categoria impone un rapporto dialettico con le stesse che – proprio perché ciascuna è espressione di punti di vista e di interessi differenti – deve essere improntato alla massima chiarezza, senza alcuna ipocrisia.

Federnotai ha sempre creato e continuerà a creare gli spazi per l’analisi e la discussione sui temi che attengono al progresso del Notariato: lo ha fatto trattando di accesso, di sistemi elettorali, di previdenza, di assicurazione, di concorrenza e di deontologia, di rapporto tra i notai di diversa generazione, di riforma dell’ordinamento notarile.

Qualsiasi altra organizzazione notarile voglia dedicarsi a questi temi troverà sempre nel Sindacato l’interlocutore più attento e maturo, intenzionato ad affermare il suo ruolo di promotore di quelle analisi e discussioni ma aperto ai contributi di tutti, senza che alcuno pretenda di esprimere in via esclusiva le istanze o gli interessi ai quali il proprio gruppo di appartenenza fa specifico riferimento.

Le divergenze di opinione e di programma esistono e potranno esistere in futuro, ma devono essere coltivate come elementi fisiologici in un dibattito tra soggetti che hanno l’obiettivo comune di difendere il sistema di diritto dell’Europa Continentale e italiano in particolare: la partecipazione alle attività delle associazioni sindacali regionali e alla Federazione nazionale è un’opportunità che chiunque – notaio singolo o organizzazione – dovrebbe cogliere per rendere più animato e ricco di contenuti quel dibattito.

Una riflessione sul ruolo e il significato del sindacalismo notarile non può non affrontare il tema del rapporto tra Federnotai e i nostri Organi Istituzionali. Da più parti, si rimprovera al Sindacato di adottare una linea politica troppo simile alle posizioni assunte dai nostri rappresentanti istituzionali; di non essere sufficientemente “antagonista” rispetto ad essi; in altre parole, di non essere un “sindacato di lotta”.

Una risposta a queste critiche è doverosa, e deve prendere le mosse da una considerazione essenziale: Federnotai, al pari di qualsiasi associazione sindacale tra professionisti o imprenditori, è ciò che si definisce un “sindacato datoriale”, il quale – svolgendo un ruolo di grande e crescente rilevanza in seno a Confprofessioni – partecipa dall’interno ad una delle “parti sociali” che interloquiscono con la politica (da un lato) e con i sindacati dei lavoratori dipendenti (dall’altro).

I notai sono (quasi tutti) datori di lavoro, non sono subordinati a datori di lavoro: sono subordinati solo alla legge e sono destinatari di una delega di funzione da parte dello Stato. Le posizioni di natura prettamente sindacale attengono quindi al rapporto con i nostri dipendenti; le rivendicazioni di natura politica attengono invece al rapporto con la politica e con lo Stato.

A questo riguardo, è bene ricordare che la funzione di rappresentanza politica dell’intera categoria è assegnata al CNN direttamente dalla legge: Federnotai intende rispettare questa funzione del CNN e al tempo stesso si è data il compito di contribuire all’elaborazione della linea politica adottata dal CNN nell’interesse dell’intera categoria.

L’importanza di questo compito emerge soprattutto nei momenti in cui, come in queste settimane, la categoria si trova ad affrontare gravi rischi per la sopravvivenza stessa della sua funzione, quando diventa assoluta la necessità del coordinamento tra le idee e le iniziative di ciascuno: pensiamo che in una situazione come questa, il Sindacato possa assumere un atteggiamento “di lotta” in tre modi:

  • elaborando e organizzando proprie iniziative i cui risultati siano messi a disposizione dell’intera categoria e dei suoi rappresentanti;
  • facendosi portatore delle istanze e delle proposte provenienti dai propri iscritti e anche da coloro che non lo sono, in modo che esse siano collegate tra loro, prese in considerazione e auspicabilmente fatte proprie dall’organo di vertice;
  • affiancando quest’ultimo nell’ideazione dei programmi e nell’attuazione delle decisioni in cui si esprime il contrasto alle iniziative politiche dalle quali i rischi traggono origine.

I primi due tipi di azione politica richiedono l’impiego di energie e risorse di cui il Sindacato già dispone (a livello nazionale e regionale) e di altre che esso ha provvede a raccogliere e ad aggregare: ne sono esempi molto importanti la pubblica assunzione da parte di Confprofessioni e di alcune associazioni di consumatori di posizioni a tutela del sistema; l’interlocuzione con i dipendenti, i collaboratori e i praticanti che operano nei nostri studi; l’acquisizione di pareri da parte di illustri e influenti studiosi; la già citata collaborazione con tutte le altre formazioni associative presenti nella categoria per l’elaborazione di progetti di riforma; la redazione di un codice di autoregolamentazione dell’astensione dall’attività.

Il terzo tipo di azione politica richiede che il rispetto della funzione di rappresentanza politica del CNN sia ricambiato con la piena fiducia nel fatto che ogni azione compiuta dal Sindacato all’esterno della categoria sarà sempre orientata all’interesse di quest’ultima nella sua interezza, e con la certezza della disponibilità degli esponenti di Federnotai a dedicare ogni loro energia al bene del Notariato.

Il Sindacato è in grado di dare un importante contributo di idee e di attività a questa “lotta” e – nell’ambito di un piano di azione che spetta al CNN coordinare – è pronto a mettere a frutto tutte le sue energie.

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L’utilità di un “sindacato di lotta” ultima modifica: 2015-04-07T09:08:33+02:00 da Carmelo Di Marco
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