Il dibattito sull’accesso si arricchisce: dopo le riflessioni dei notai Paolo Guida, Raffaele Viggiani e Michele Labriola, riceviamo una lettera indirizzata al direttore dall’avv. Valerio Bianchini il quale ha partecipato a più concorsi. Ovviamente abbiamo deciso di pubblicarla con l’auspicio che la discussione continui e arrivi anche nelle prossime sedute del Consiglio Nazionale del Notariato.
Egregio Notaio,
Mi chiamo Valerio Bianchini, sono un avvocato e un “concorsista” che spera al più presto di diventare suo collega.
Sono al terzo concorso, seconda consegna (al concorso del 2018 sono uno dei pochi fermati alla seconda busta) e mi spacco la schiena sui libri, spendo i miei soldi (parecchi) per le scuole private, due all’anno per diventare sempre più competitivo e continuo a credere nella professione notarile e nel buon esito di questo percorso.
Mi permetto di scriverle dopo aver letto su Federnotizie gli interessanti interventi dei notai sul tema accesso al notariato.
Vengo subito al punto senza tergiversare: gli spunti emersi nelle riflessioni sin qui pubblicate tendono – a mio modo di vedere – a tralasciare il problema principale, ossia il concorso.
Ho letto infatti che la discussione si è spostata sulle scuole (con la buona idea della scuola superiore del notariato) e sulla preparazione dei candidati. Credo che questo sorga dall’articolo apparso su CNN notizie il 5 aprile 2019, in cui si riportava la riflessione di Massimo Ferro, presidente della commissione esaminatrice nel 2018 che definiva i concorsisti impreparati sia nella redazione degli atti che nella stesura della motivazione.
Ebbene le chiedo e la prego di dire ai lettori di Federnotizie e soprattutto a coloro che parteciperanno al c.d. “tavolo tecnico” per la riforma, di non credere alle parole di tale magistrato e il perché è già stato evidenziato dal notaio Viggiani nel suo intervento.
Non metto in dubbio, sia chiaro, che a vincere il concorso 2018 siano state alcune delle migliori menti giuridiche d’Italia (glielo posso assicurare conoscendone tante), ma mi creda se le dico che molti altri eccellenti giuristi sono stati bocciati con motivazioni assurde.
Tra queste persone che sono state bocciate ci sono studenti laureati nelle migliori università italiane con voti altissimi che hanno proseguito gli studi universitari con i dottorati di ricerca, hanno già numerose pubblicazioni e che oggi collaborano con alcuni tra i migliori professori universitari.
Ci sono alcuni tra i migliori avvocati che ci siano in circolazione e alcuni di loro sono stati premiati dalla Cassa Forense per i risultati ottenuti in sede di esame presso le varie Corti d’Appello.
Ci sono dottori che collaborano con i migliori studi notarili italiani e sono a stretto contatto con i notai più importanti d’Italia tutti i giorni, spesso risolvendo al meglio i problemi giuridici che questi gli sottopongono.
Ci sono persone che semplicemente preparano il concorso seriamente, da anni, studiando tutti i giorni e approfondendo ogni singolo argomento giuridico nel dettaglio e le assicuro, tutti questi potrebbero mettersi a discutere di diritto notarile con i soggetti componenti una qualsiasi commissione di concorso rimanendo almeno al medesimo livello degli interlocutori.
Quindi no, non sono impreparati i candidati e nel 2018 c’erano sicuramente almeno 200 altri dottori che potevano essere ritenuti idonei a svolgere la professione.
E vorrei anche dirle che non sono le scuole private il problema. Le scuole sono solo la conseguenza di cosa è diventato il concorso (con tracce lunghissime e sempre più arzigogolate e di difficile comprensione) ed esistono in quanto il concorso è diventato così come è oggi. Diversamente non sarebbero mai sorte perché mai vi sarebbe stata la domanda.
Leggendo le riflessioni fin qui svolte ho notato che si parla spesso di “calo della vocazione”. Mi son chiesto allora cosa racconterei a un ragazzo o ad una ragazza di 23 anni, fresco o fresca di laurea che mi chiedesse se iscriversi al Consiglio per poi tentare il concorso notarile. Cosa racconterei al me stesso di ormai parecchi anni fa?
Gli racconterei sicuramente di una professione bellissima e sicuramente gli farei presente che i compensi non sono più quelli di una volta. Gli direi che bisogna studiare anni e anni e questo lo metterei nei lati positivi, perché è bellissimo studiare e gli direi che deve mettere in conto sicuramente un investimento di denaro non indifferente, sia in termini di spesa per libri, scuole e viaggi a Roma che in termini di “lucro cessante” dovuto al fatto che per anni non lavorerà. Ma soprattutto lo metterei in guardia chiedendogli se è disposto a fare alcune cose.
In primis gli chiederei se è disposto ad aspettare mesi, a volte anni, in attesa di un bando, senza sapere se e quando uscirà.
Gli chiederei poi se una volta consegnato al concorso, è disposto ad aspettare anni per gli esiti.
Il tutto senza nemmeno aver noto il criterio di correzione che non viene pubblicato e quindi senza nemmeno la possibilità di mettersi l’anima in pace sin da subito.
Gli chiederei se è disposto a studiare anni per essere valutato da una commissione che – sicuramente – ne saprà meno di lui.
Gli chiederei se è disposto ad andare a Roma in un posto chiamato “Ergife”. Un posto dove si terrà una vera e propria prova fisica (perché questo è). Un posto sporco, buio e senza areazione, che se un giorno si facesse intervenire l’ATS probabilmente verrebbe chiuso. Dove le quattro aule messe a disposizione sono diverse (con buona pace della parità di trattamento tra i concorsisti). Dove si entra alle 9 del mattino e si esce a tarda sera, il tutto per tre giorni, perché le prime 4/5 ore di ogni giorno sono buttate in attesa dell’ingresso della commissione.
Dove per entrare si fa la coda all’aperto e conta poco se ci sia il sole che spacca le pietre o la pioggia che infradicia i vestiti.
Dove i bagni sono pochi e si va a turno per fila di banchi e se si è nella fila sbagliata magari si va dopo 5 o 6 ore.
Gli chiederei se è disposto a prepararsi studiando su un codice non commentato che magari non verrà ammesso, nonostante sia stato ammesso al concorso precedente. Gli farei sapere anche che la mancata ammissione del suo codice sarà l’eventuale sorpresa che lo aspetterà il lunedì della settimana del concorso, perché sarebbe troppo intelligente e facile diramare sin dall’inizio una lista di codici ammessi. Bisogna valutarli al momento il lunedì mattina.
Gli farei sapere che tecnicamente “da bando” potrebbe riportare dei richiami normativi a matita su questo codice, ma il commissario che effettuerà il controllo del suo codice potrebbe volerli cancellare ritenendoli (non è chiaro in funzione di cosa) non idonei o “troppi”. Gli direi ovviamente che magari quei richiami sarebbero invece stati considerati idonei dal commissario della fila di fianco (sempre con buona pace della parità di trattamento tra i concorsisti).
Gli chiederei se è disposto a partecipare ad un bando che viene emanato per la copertura di un determinato numero di posti già sapendo che tanto ne verranno coperti di meno, spesso molti di meno.
Gli chiederei se è disposto a essere bocciato con motivazioni scarne (queste sì!), magari nel primo compito corretto, senza che vengano corretti gli altri due (anche se da lui fatti meglio) e quindi senza che venga valutato nel complesso come giurista, ma solo in funzione di un mero errore materiale nel primo degli atti con – di nuovo – buona pace della parità di trattamento tra candidati.
Gli chiederei se gli va bene essere corretto tra i primi ed essere bocciato per aver adottato una soluzione che magari hanno fatto in molti e che per questo motivo verrà in seguito ammessa come possibile soluzione valida (e anche in questo caso di parità di trattamento tra candidati se ne riparlerà).
Gli chiederei se è disposto a iniziare questo percorso sapendo di poter tentare il concorso al massimo 5 volte e dopo queste dover rinunciare buttando via gli sforzi fatti e i migliori anni della propria vita dedicati allo studio.
Gli chiederei queste e tante altre cose (perché tanto altro ci sarebbe da dire sul concorso ma non voglio tediarla) e ho provato a immaginarmi la sua risposta. Ecco, credo che mi guarderebbe con aria esterrefatta (la stessa con cui ci guardano le persone estranee al nostro mondo quando queste cose gli vengono raccontate) e mi risponderebbe – a ragione – che forse quell’offerta del mega studio legale di Milano che cerca un laureato per l’area M&A non è poi così male.
Eccolo, il calo delle vocazioni. Ecco come si perdono secondo me le migliori menti giuridiche sin dall’inizio. Sta tutto in questo “concorso” e personalmente non credo che per migliorare quanto sopra sia necessaria chissà quale riforma. Basterebbe il buon senso e qualche piccola miglioria che chiunque legga queste righe può immaginare.
Volevo dunque lasciarle il mio pensiero, sperando di averle fatto cosa gradita visto l’impegno che Federnotai ha profuso sino ad ora sul tema.
La ringrazio e la saluto cordialmente
Valerio Bianchini
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