Come vedi il tuo futuro in relazione alle novità espresse dal DDL Concorrenza?
Risponde Nicola Virgilio (notaio con sede in Caravaggio – Bergamo)
Ripensando al 20 febbraio, dovrei essere fiducioso ed ottimista: l’art. 28 del ddl concorrenza, che rappresentava la fine del notariato, senza se e senza ma, è stato soppresso.
Paradossalmente, però, sono più pessimista oggi rispetto ad otto mesi fa.
L’art. 28 presupponeva, concettualmente e concretamente, uno stravolgimento del nostro sistema ordinamentale. Un qualcosa di impensabile, non realizzabile in tempi brevi e, inoltre, non alla portata dell’attuale classe politica.
Pare che i decisori politici abbiano compreso l’importanza insostituibile della funzione notarile in campo immobiliare (ma non, purtroppo, in ambito societario).
Abbiamo acquisito sì tanta stima che vogliono sempre più notai, fino a 12.000.
E’ forte il dubbio che il reale obiettivo (esplicitamente ammesso dall’Antitrust) fosse questo fin dal principio.
Chi di noi può oggi affermare che, nell’attuale “mercato” notarile, vi sia lavoro per altre migliaia di colleghi?
Nessuno.
Un aumento repentino e non regolamentato, soprattutto per un giovane, che non ha evidentemente alcuna posizione consolidata ed acquisita, si rivelerà disastroso.
Il mio pessimismo non trova fondamento solo nella continua miopia della politica, ché ad essa siamo quasi “abituati”.
Il problema risiede nell’atteggiamento della categoria, che non sembra rinnovato rispetto agli ultimi anni.
Le promesse e i programmi, qualche mese addietro, erano ambiziosi: un’efficace strategia di comunicazione, forme di protesta adeguate e dignitose, ferrea resistenza sui principi fondanti del notariato.
Non si è arrivati a realizzare tutto ciò perché – presumo – l’art. 28 è stato soppresso.
Ma possiamo veramente considerare un successo la situazione attuale, con il rischio concreto della progressiva perdita dell’esclusiva in materia societaria e del raddoppio del numero dei notai in esercizio?
Io non credo, però sento dire che l’aumento costituisce una misura a favore dei giovani, che il CNN auspica lo svolgimento di due concorsi all’anno per almeno 500-600 posti ciascuno, addirittura con il nostro sostegno economico (non vi sarebbero fondi sufficienti presso il Ministero della Giustizia).
Superato il mio disorientamento iniziale, capisco che trattasi di dichiarazioni “di facciata”, aventi natura politica e mediatica, ma non posso fare a meno di chiedermi: saremo veramente in grado di rendere sostanzialmente “innocuo” l’aumento o addirittura inattuabile, mediante una interpretazione a noi favorevole della norma?
non vi sarà forse uno scadimento qualitativo dei vincitori di concorsi extra ordinem, anche in considerazione del combinato disposto del limite delle tre consegne e della crisi delle vocazioni, che in questi anni hanno determinato una drastica riduzione del numero dei candidati?
come potremo sopravvivere anche solo con 1.000 – 1.500 nuovi colleghi, con la situazione economica attuale, l’assenza di tariffa, l’inadeguatezza del sistema disciplinare e la crisi morale dei notai?
… anche a voler immaginare il superamento di queste problematiche, quanto tempo passerà prima che la politica si renda conto di ciò e torni nuovamente alla carica, con sempre maggior vigore e cinismo?

AUTORE

La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.