Come vedi il tuo futuro in relazione alle novità espresse dal DDL Concorrenza?
Risponde Silvia Ciminelli (notaio con sede in Avezzano – L’Aquila)
Sicuramente a seguito del DDL Concorrenza si prospetta un futuro diverso rispetto a quello che avevo davanti solo qualche anno fa quando ero ancora tra i banchi del concorso.
A seguito di questo intervento normativo mi aspetto un cambiamento notevole non solo e non tanto nel senso auspicato dal governo (convinta che quando inizierà a dare i propri frutti potrebbe non essere più auspicabile nemmeno dal governo stesso), ma anche e soprattutto in altre direzioni, che forse non sono state prese in considerazione o comunque sono state sottovalutate dallo stesso.
Prima mi aspettavo un futuro più o meno in linea con il sacrificio e il sudore che questo percorso richiede, convinta che non lo richieda a caso … ho sempre pensato che se lo Stato ha creato un sistema di accesso alla professione così rigido e selettivo non sarà stato per inutile sadismo nei confronti dei candidati ma per la consapevolezza di quanto sia delicata questa funzione pubblica, di quale e quanta sia la rilevanza degli interessi personali e patrimoniali coinvolti nelle operazioni negoziali e la gravità delle conseguenze di una non adeguata conoscenza e applicazione della legge, proprio nella fase genetica dei rapporti contrattuali.
Da qui l’esigenza di selezionare con estremo rigore le persone a cui “concedere” quel sigillo.
Alla luce della recente riforma mi chiedo che fine abbia fatto quella consapevolezza … e con essa la preoccupazione di salvaguardare adeguatamente gli interessi dei cittadini, perchè mi sembra che lo Stato, riformando in questa direzione il notariato, con scarsa ponderazione dei vari aspetti coinvolti, finisca per svilire anche la propria funzione di tutela.
La selettività del concorso garantiva un elevato livello di preparazione e con esso assicurava una determinata cautela nello svolgimento dell’attività negoziale; ora aprendo così ampiamente le maglie, considerata la notevole entità dell’aumento prospettata, è chiaro che cambieranno i criteri di selezione, con tutto ciò che ne consegue.
In secondo luogo il criterio economico di distribuzione dei notai sul territorio, pur non assicurando un’assoluta omogeneità all’interno della categoria, creava un range entro il quale le oscillazioni tra studio e studio non scendevano al di sotto di una certa proporzione con le diverse esigenze di contrattazione delle varie aree della nazione.
Ora invece si determinerebbe una diffusione del notariato sul territorio del tutto irrazionale e iniqua, con conseguente disallineamento tra richieste di contrattazione da una parte e disponibilità di studi notarili dall’altra, nonché un ampliamento del divario all’interno della categoria tra notai esercenti in zone floride e in zone disagiate, posto che a parità di popolazione il numero delle sedi sarà ingiustamente lo stesso.
Potrebbe verificarsi, quindi, che da una parte si creino grandi studi notarili di dimensioni ministeriali, in cui molti di noi svolgerebbero un’attività da dipendenti più che da liberi professionisti e in cui il cliente probabilmente non riuscirebbe ad avere un contatto diretto con il notaio e la meritata attenzione sulla propria pratica; e dall’altra studi notarili ridotti alla sola presenza del notaio, che assorbendo da solo la scarsa mole di lavoro, arriverebbe a malapena a coprire le spese e non avrebbe esigenza o possibilità di assumere collaboratori, con fisiologica contrazione delle richieste nel settore degli assistenti notarili.
Tutto ciò rivelerebbe i limiti della riforma anche sul piano dei risvolti occupazionali, sia in senso quantitativo che qualitativo.
Questo è il futuro che immagino e che temo per me e per molti dei miei colleghi: ritrovarci ad operare negli inevitabili effetti distorsivi di questo sistema, posto che risulterà seriamente compromesso l’equilibrio finora mantenuto per l’accesso alla professione e per la geografia delle sedi notarili in funzione della localizzazione della ricchezza e della produttività nel Paese.

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