Intelligenza artificiale, nuove tecnologie e funzione notarile

Congresso Nazionale del Notariato 2018 - Roma

Intelligenza artificiale e nuove tecnologie entrano nel dibattito del 53° Congresso Nazionale del Notariato. A parlarne sono Rita Chiucchiara, Ordinario di Sistemi di elaborazione delle informazioni all’Università di Modena e Reggio Emilia e Direttore Laboratorio nazionale di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti del CINI e Antonio Punzi, Ordinario di Metodologia della scienza giuridica all’Università Luiss Guido Carli a Roma.

Confronto: Intelligenza artificiale, nuove tecnologie e funzione notarile

Modera Michele Nastri che evidenzia, fin da subito, come l’iniziativa sia sintomo dell’atteggiamento proattivo del Notariato nei confronti della tecnologia e richiama l’attenzione sul fatto che non sia “l’algoritmo” a comandare, ma sono le persone che governano l’algoritmo stesso. In questa prospettiva il Notariato deve essere dalla parte di coloro che costruiscono o contribuiscono alla creazione degli algoritmi.

Intelligenza artificiale e tecnologie - Congresso Nazionale del Notariato 2018

Interviene la professoressa Rita Cucchiara, interpellata su quali possano essere le reali funzioni dell’intelligenza artificiale e le sue possibilità di utilizzo e interazione con l’uomo, sia nell’attività di istruttoria della pratica, interazione con il cliente e raccolta dei documenti, sia nell’attività più prettamente culturale, per esempio la scrittura o revisione dei contratti.

La professoressa Cucchiara inizia il suo intervento riconoscendo che la materia notarile sia di grande complessità e come tale non possa essere sostituita da un automatismo. Spiega che l’intelligenza artificiale è un insieme di software evoluti e sistemi hardware per analizzare i dati, interpretare l’ambiente e agire con un certo grado di autonomia, richiamando la definizione di intelligenza artificiale contenuta nel documento del 25 aprile 2018 firmato da tutti gli Stati membri della Comunità Europea. Precisa che non si tratta soltanto di sistemi in grado di analizzare dati statici, ma anche capaci di apprendere nel tempo e di interagire con le azioni dell’uomo.

Ciò premesso, la professoressa evidenzia che l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo notarile presenti certamente delle difficoltà, in considerazione soprattutto delle peculiarità italiane, quali la diversità del diritto e della lingua italiana, che non consentono di importare e utilizzare software già creati da altri Paesi del mondo. Esistono, peraltro, delle best practices già sviluppate in altri ambiti, come la medicina, lo spazio, l’arte e l’agrifood, che potrebbero essere utilizzate anche in ambito giuridico e notarile.

Tuttavia sottolinea come la complessità non debba scoraggiare: è possibile affrontare la sfida dell’intelligenza artificiale lavorando insieme, con una visione in grande, a lungo periodo e a livello sistemico.

Riprende la parola il moderatore Michele Nastri che si rivolge al Professor Antonio Punzi, domandandogli in quale misura l’intelligenza artificiale possa essere di supporto a fronte di ordinamento complesso, ricco di fonti variegate e difficili da reperire. Si chiede, inoltre, se l’utilizzo di tale tecnologia possa comportare il rischio della standardizzazione delle decisioni.

Il professor Punzi sviluppa le tematiche postegli in due punti. Sul primo, relativo all’ordinamento liquido e all’eventuale prezzo da pagare, evidenzia come si debba essere realisti e non ideologici, prendendo atto che la difficoltà di reperimento delle fonti nel nostro ordinamento non rappresenti soltanto un problema, ma potrebbe costituire un’opportunità per valorizzare l’intervento dell’operatore chiamato ad applicare e contribuire allo sviluppo della Legge.

Nonostante il prezzo da pagare possa essere il rischio di perdere la certezza del diritto –  la quale, come dogma, non si può più ottenere – si può lavorare per recuperarla in termini di prevedibilità e controllabilità dei procedimenti e dei risultati ai quali si può approdare in fase applicativa.

Passando al secondo punto, relativo alla possibile clonazione dell’operato intellettivo del giurista, ricorda come sia una vecchia questione sulla quale si sono espressi alcuni giuristi, come per esempio Salvatore Satta o Francesco Carnelutti, spesso su posizioni diverse. Sul tema hanno raggiunto le medesime conclusioni: se il notaio fosse da intendersi come un mero certificatore e documentatore, l’intelligenza artificiale potrebbe superarlo e fare addirittura di meglio, ma poiché il notaio è soprattutto interprete e mediatore della volontà delle parti, tali funzioni non possono essere rinnegate e sostituite dalla macchina.

Pertanto si rende necessario un rapporto costruttivo con l’intelligenza artificiale, la quale non è in grado di gestire autonomamente la fase decisionale e interpretativa, ma che può assistere l’interprete consigliandolo e coadiuvandolo sulla base della raccolta di fonti normative, massime notarili e precedenti giurisprudenziali. Per quanto puntuale e utile possa essere il contributo della tecnologia nell’ottica della semplificazione, è comunque necessaria un’attività di controllo da parte del professionista.

Chiude il confronto Michele Nastri sottolineando come il rapporto tra tecnologia e teoria del diritto imponga una rimeditazione delle funzioni del notaio e della sua formazione.

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Intelligenza artificiale, nuove tecnologie e funzione notarile ultima modifica: 2018-11-09T16:21:46+01:00 da Lodovica De Stefano
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