In modo asciutto, come avrebbe voluto lui, ci piace ricordare l’alpino notaio Giuseppe Parazzini con un video che risale alle manifestazioni NO EXPO del 2015 e ripubblicando un’intervista al nostro giornale sempre di quell’anno.
Intervista a cura di Annalisa Annoni, pubblicata su Federnotizie il 5 maggio 2015
Il coraggio del Tricolore
Giuseppe Parazzini, classe 1944, notaio dal 1977. Alpino, è stato anche presidente dell’Associazione Nazionale Alpini dal 1998 al 2004, anno nel quale il presidente Ciampi gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce.
Quello che ha fatto quest’uomo è degno di essere ricordato e portato come esempio in una società sempre più dissacrante e sprezzante del rispetto della legalità e del bene pubblico. A giudizio di chi scrive il notaio Parazzini ha mostrato alla folla che sfilava sotto il suo balcone, e a ogni italiano, che chi crede fermamente nei valori che hanno guidato costantemente la propria vita e le proprie scelte non li rinnega nemmeno nel pericolo e non ha paura di difenderli e di riaffermarli apertamente e con decisione.
E’ davvero il momento per tutti noi di prendere esempio dal gesto del nostro collega e trovare il coraggio, anche in un momento così difficile per la nostra professione, di esporre uniti e con convinzione la nostra comune bandiera: che è Tricolore, non certo bianca.
Le mani a reggere la bandiera tricolore e il coraggio di restare impassibile al lancio di uova. Puoi darci una tua ricostruzione dei fatti?
Nella tarda mattinata del 30 aprile scorso, transitando in corso Monforte, vedo giovani manifestanti che, con le loro bandiere, e arringati da un altoparlante, inveiscono contro l’Expo.
Penso ai giovani addetti al cantiere dell’Expo con cui mi capita di parlare durante il rifornimento di carburante a un distributore confinante con l’immenso cantiere, che fiancheggio quotidianamente per recarmi a Milano. Ho sempre constatato il loro entusiasmo e il loro orgoglio per l’opera in corso di realizzazione anche in giornate di neve e gelo.
Inoltre l’Expo è una vetrina per l’Italia e non ritengo giusto, proprio alla vigilia della inaugurazione, che la nostra Patria sia rappresentata da chi scende in piazza per dire no a tutto.
Così, non appena giunto in studio, penso di esporre il Tricolore al balcone. Quindi manifesto anch’io, in un certo modo. Certo non immagino che il corteo passerà sotto le mie finestre ma, quando li sento, mi affaccio.
La testa del corteo, preceduta da una fila di poliziotti, è composta da giovanissimi studenti sventolanti bandiere multicolori; la massa, debordante dalla strada, alla vista mia e della bandiera, inizia a prendermi di mira con i soliti insulti verbali e i medi alzati.
A quel punto si instaura un sorta di sfida e mi dico: vediamo dove vogliono arrivare. Non devo attendere molto perché dal centro della massa, una decina di incappucciati vestiti di nero, inizi il tiro al bersaglio con raffiche di uova e ortaggi per finire con una sassaiola.
Pensi che il tuo essere Alpino e Notaio della Repubblica Italiana abbiano contribuito a ispirare il tuo gesto?
Ne sono assolutamente convinto. I giuramenti di fedeltà alla Patria fatti da Alpino e da Notaio hanno certamente influenzato il mio gesto. Devo, però, aggiungere che quei giuramenti mi vengono quotidianamente ricordati dalla presenza in studio, accanto alla scrivania, di un bel Tricolore.
Abbiamo saputo dai media che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ti ha telefonato dopo i fatti del 30 aprile scorso. Ci puoi raccontare cosa vi siete detti?
Il Presidente del Consiglio mi ha telefonato per ringraziarmi del gesto compiuto, per manifestarmi solidarietà e per sincerarsi delle mie condizioni di salute. Si è accennato anche fugacemente alla possibilità, auspicata anche dalla Associazione Nazionale Alpini, di istituire una sorta di “leva civile” per la gioventù di ambo i sessi.
Il tuo gesto e la tua immagine sono diventati il simbolo dell’Italia “buona” e delle brave persone che si oppongono con fermezza a ogni forma di violenza gratuita. Quali sono le tue sensazioni?
Non avrei mai immaginato quanta emozione e condivisione potesse suscitare un gesto spontaneo, direi ordinario, come è stato il mio.
Come Alpino e come Notaio hai giurato fedeltà al nostro Stato, promettendo di adempiere con coscienza ai tuoi doveri nel rispetto delle leggi e della Costituzione. Pensi che la tutela della legalità, da sempre prerogativa dei pubblici ufficiali, debba essere preservata anche al giorno d’oggi e in questa società?
Il rispetto della Legge è e deve essere preservato sempre; a maggior ragione nei momenti particolarmente difficili come quelli attuali. Contemporaneamente, però, occorrerebbe insistere con determinazione ad adeguare alla realtà disposizioni anacronistiche (presenti anche nella legge notarile) e a denunciare la confusione legislativa vigente che ci fa apparire solo burocrati e non professionisti tutori della Legge.
Anche per molti colleghi sei diventato un simbolo e un esempio. Ritieni che il Notariato italiano, in questo momento di criticità e con il “DDL concorrenza” in pieno iter parlamentare, debba battersi con la tua stessa fermezza per riaffermare il proprio ruolo di istituzione posta a tutela della legalità?
“Panta rei” tutto cambia, tutti cambiamo, tutti rimaniamo confusi da una realtà, spesso, di non facile comprensione.
Non comprendo perché, per esempio, il Notariato, per garantirsi forse qualche anno di sopravvivenza, debba accettare, per legge, di operare a titolo gratuito. La tutela della legalità, e anche della retribuzione quindi, spetta prima di tutto a chi deve farla rispettare. Accettare un simile trattamento significa non essere riconosciuti per quello che riteniamo di essere e che effettivamente siamo.
È ora di dimostrare la nostra dignità di fronte al ripetuto non riconoscimento da parte degli altri. La politica delle continue concessioni alle demagogiche richieste governative non può essere quindi utile al Notariato inteso come istituzione posta a tutela della legalità.
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