a cura di Rosaria Bono
Acto & Norma è il titolo di una collana di libri dedicati ai ragazzi, più o meno dell’età della scuola media, in cui non si parla in modo tradizionale di educazione civica, ma si raccontano le avventure nel futuro di due teenagers, Acto e Norma appunto, al servizio della LISA (Legal International Security Agency) diretta da Sir Notary.
Dall’altra parte della barricata il NOM (Nuovo Ordine Mondiale) comandato da Lord Sinejure, un impero economico criminale potente e crudele che architetta continuamente nuove truffe e raggiri, con metodi moderni, come ad esempio il furto d’identità digitale.
Un mix tra spy story e fantascienza, incalzante e veloce, con cui si propongono ai ragazzi due nuovi eroi positivi, moderni, vicini a loro per interessi e modi, stimolando il meccanismo dell’identificazione e spingendo i ragazzi a riflettere sui temi della legalità e a scegliere naturalmente di stare dalla parte del bene e del rispetto dei diritti.
I libri nascono dalla collaborazione di Federnotai con Edicolors, nota casa editrice per ragazzi, si trovano nelle librerie tradizionali e nelle librerie digitali in versione e-book, vengono presentati nelle scuole in laboratori di lettura e scrittura.
Il progetto di Acto & Norma nasce da un incontro in un Sushi bar di Genova con un amico comune, Ugo Bechini, dove, tra un sashimi e un uramaki, io e Pino Repetto, direttore di Edicolors, abbiamo iniziato a raccontarci dei nostri rispettivi lavori.
Lui mi ha parlato dell’editoria per ragazzi e della sua escalation in controtendenza rispetto all’editoria per gli adulti e di come si possano e si debbano trasmettere i valori alle nuove generazioni.
Io gli ho raccontato cos’è il notariato del 2016, l’aspetto umano sì, ma anche l’attualità della funzione nel mondo moderno, dalla prevenzione dei furti d’identità alla necessità di far partire un’impresa in un giorno, l’innovazione tecnologica, l’internazionalizzazione.
Gli ho anche spiegato i rischi a cui vanno incontro la professione e la funzione notarile in epoca moderna, messe in crisi dallo strapotere di detentori di interessi economici fortissimi, quali pregiudizi incontri il notariato e come questi siano ingiustificati, basati se non sulla mala fede almeno sull’ignoranza.
Pino ha confessato di non aver mai saputo e compreso molte delle cose che gli ho spiegato, nonostante sia una persona colta e conosca tanti notai (lo stesso che ci ha detto anche Andrea Marcolongo), confermandomi la cosa che ormai abbiamo appurato: il notariato è un mondo sconosciuto, misterioso, direi quasi esoterico agli occhi dei più, di cui bisogna parlare e che bisogna spiegare.
E a Pino, credo, è piaciuto il mio modo di raccontare la professione, con passione ed entusiasmo, ma anche in un ottica un po’ inedita, sicuramente meno formale ed ingessata.
Abbiamo scoperto di avere tante cose in comune, da molti amici, a due figlie che erano state compagne all’asilo, all’idea che si debbano proporre ai giovani valori che la società moderna tende a dimenticare, al modo di parlare ai ragazzi.
E così abbiamo pensato di poter lavorare insieme.
Ho coinvolto allora Carmelo Di Marco, a cui quasi non abbiamo neanche dovuto spiegare il progetto, perché lo ha subito compreso e accolto con grande entusiasmo.
E così nasce la collaborazione di Federnotai con Edicolors.
Io personalmente ci sono arrivata coniugando due esperienze: quella di notaio che si è occupata a lungo di comunicazione e quella di madre di figli adolescenti.
La prima esperienza mi ha spinto a studiare un poco comunicazione, ma a riflettere molto.
Mi sono a lungo interrogata sul come comunicare la professione di notaio all’esterno.
Dai miei studi ho tratto conferma ad una convinzione che mi ero già fatta: non si vince un pregiudizio con un’affermazione contraria, seppur giusta.
Uno studio di un paio di anni fa della University of Western Australia spiegava come sia difficile scardinare le credenze sbagliate.
Le informazioni che comunque ci arrivano restano impresse nella nostra mente, influenzando comportamenti e scelte e, anche quando ci rendiamo conto che il loro contenuto è falso, è difficile riuscire a modificarle.
La nostra mente è pigra e quando riceve un’informazione, in prima battuta, la accetta come vera; andare oltre quest’accettazione automatica richiede motivazioni addizionali e l’impiego di risorse cognitive aggiuntive e, pertanto, raramente si innesca il meccanismo del dubbio.
L’attivazione cognitiva scatta solo quando l’informazione che ci arriva non è coerente con le altre che abbiamo già.
Se questo succede solo se non c’è coerenza, ciò significa che informazioni coerenti tra loro e con quelle che avevamo già, anche se sbagliate, passano tranquillamente e vanno così a rafforzare ulteriormente le convinzioni erronee.
Si capisce così come correggere un’informazione sbagliata, che abbia già raggiunto il suo obbiettivo, sia difficilissimo.
La ritrattazione non solo non annulla quanto si è già diffuso, ma può addirittura rafforzarlo; scatena il rifiuto da parte di chi la riceve, come imposizione autoritaria.
Una ritrattazione può quindi avere effetto solo se ripetuta più volte in una storia alternativa, che riempia i vuoti di coerenza lasciati dalla ritrattazione dell’informazione stessa. Ecco lo storytelling.
Se contestare una convinzione crea l’effetto contrario del rifiuto, raccontare invece un storia positiva, più storie positive, più volte, serve a far acquisire una percezione diversa, su cui è poi più facile aggiungere informazioni corrette.
È quindi di tutta evidenza la necessità di intervenire con convinzioni esatte nella età più precoce, per evitare che si stratifichino convinzioni negative.
È più facile agire per consolidare valori positivi su chi ancora non ha accumulato informazioni e valori errati, difficili poi da scardinare se coerenti tra loro.
Ed ancora di tutta evidenza è la necessità di ottenere una condivisione dei valori, attraverso un meccanismo di identificazione nei protagonisti delle storie positive che si propongono.
Se chi legge o ascolta la storia entra nella storia stessa, si emoziona e si identifica nel personaggio che propone valori positivi, questa persona tende a fare propri, a sentire come propri, tali valori.
Lavorare sulla sfera emozionale, suggerendo una sorta di identificazione nei protagonisti della storia, è un veicolo molto più efficace della semplice proposta di informazioni corrette, che anzi rischia di provocare il rifiuto.
Io ho provato ad adottare questa tecnica con i miei clienti e devo dire che ho avuto riscontri più che positivi.
Un suggerimento che mi permetto di dare a chi si occuperà della comunicazione del notariato è quello di lavorare sulla sfera emozionale, accantonando, almeno in parte, la comunicazione meramente informativa.
Lo storytelling, di cui si è parlato prima, può essere un mezzo per usare questo tipo di comunicazione emozionale, identificativa.
In realtà un tentativo in questo senso è già stato fatto dal notariato con il progetto de l’arancia.org, progetto non capito da molti notai che avrebbero forse preferito l’acquisto di pagine di giornali per spiegare a cosa serve il notaio, ma che invece è stato un progetto innovativo dal punto di vista della comunicazione, che ha dato grandi risultati, rivelandosi un veicolo molto fruibile e facilmente proponibile.
Se ricordate, l’arancia ha aperto con una serie di video in cui i giovani raccontavano le loro esperienze di impresa, stimolando così il meccanismo di identificazione di cui vi parlavo.
La seconda esperienza che mi ha portato a condividere con l’editore il progetto di Acto e Norma è quella di madre di figli adolescenti.
Chi è genitore sa che i bambini hanno innati alcuni istituti di diritto: un bambino di due anni ha ben chiaro il concetto di proprietà, la sua differenza dal possesso, la donazione e il prestito. A cinque anni ha chiaro il concetto di vendita e di successione.
Mia figlia in seconda elementare ha fatto fare testamento a tutta la classe, tra le risate della maestra. E non ha mai voluto fare il notaio, ma studia per diventare architetto, professione che ha scelto già a 10 anni. Però il testamento l’affascinava, e così i suoi compagni. Per inciso, non mi ha lasciato niente: ha nominato erede il gatto, lasciandogli tutti i suoi peluche …
I bambini tendono naturalmente a dettare regole di buona convivenza quando giocano e a riconoscere i ruoli e le autorità. Poi, crescendo, questi concetti scemano con l’intervenire di modelli diversi, proposti dai media, da certi giochi e dalla società in generale, dove si tende ad ammirare chi è più furbo e intraprendente, o prepotente.
Crescendo ancora subentra il tempo della giusta ribellione dell’adolescenza, che però in questo momento storico va a sommarsi ad un giovanilismo spinto per cui tutto ciò che è proposto dalle generazioni precedenti è sbagliato e da rottamare, ed è giusto solo ciò che è nuovo e diverso.
Cultura dilagante in politica, come in imprenditoria (divagando pensiamo alla moda delle start up innovative a scapito dell’artigianato: se intagli il legno sei uno “sfigato”, se inventi una app per il cellulare sei “smart“).
La scuola non è di aiuto. Non sono un esperto, ma io la vedo da mamma.
Al di là della teoria, non sono messi in pratica programmi formativi di legalità. Quando si parla di legalità a scuola, si parla di educazione stradale o di lotta alla mafia. Ma la mafia è un concetto troppo difficile e lontano per i bambini e i ragazzi che vivono in realtà normali. Per loro è un film gangster, che non percepiscono come reale. Raccontata come un pezzo di storia, difficilmente porta ad una reale condivisione.
I ragazzi hanno naturalmente sete di legalità, ma non trovano modelli fruibili. I nuovi personaggi dei cartoni animati e i nuovi eroi dei videogiochi sono ben lontani da Robin Hood e da Zorro, che combattevano per difendere i diritti dei più deboli.
Ecco, Acto & Norma nella mia testa nasce così, dall’idea di parlare, di diritti e doveri, alle menti giovani, con il loro linguaggio, coinvolgendole nella scelta della parte del bene e nel rifiuto del male.
Il notariato, io credo, può essere uno spunto interessante, perché contiene in sė tutti gli elementi del gioco: la tutela del più debole, le ricerche, il segreto, l’alto livello di informatizzazione, ma anche la tradizione storica.
Computer e biblioteche, che sono nella realtà l’ambiente quotidiano del notaio, appaiono come un set perfetto per una fantastica spy story destinata ai ragazzi del 2016.
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La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.