Il Professor Alessandro Brambilla descrive come funziona il sistema finanziario del sistema previdenziale: mostra e commenta alcune slide relative al bilancio del sistema previdenziale italiano, ai redditi generati dalle erogazioni previdenziali pari a un terzo dei redditi dichiarati in Italia, alla dimensione del sistema previdenziale, al numero di occupati rispetto ai pensionati (lo scorso anno 23 milioni di occupati e 16 milioni di pensionati) ed ancora commenta slide relative al numero delle prestazioni e al rapporto tra pensione media e contributo medio (per la nostra Cassa è 1,34); evidenzia infine che la spesa per welfare è costata 462 miliardi, il 54% di tutta la spesa e il 57% di tutte le entrate; riferisce anche che in futuro non potrà estendersi la spesa assistenziale che è pari a quella previdenziale, il che porta a utilizzare tutti i contributi sociali.
Il professore continua riportando che:
abbiamo una spesa complessiva elevata (come la Svezia) e un aspetto demografico da monitorare;
spendiamo tutti i contributi sociali;
la disoccupazione è elevata;
a suo parere quota cento e misure simili vanno riviste e
che comunque il quadro non è drammatico, ma merita attenzione perchè un debito pubblico come quello italiano non è più sostenibile. Occorre, quindi, andare verso una previdenza privatizzata. Le Casse private sono diventate enti non solo previdenziali, ma polifunzionali e hanno potuto erogare anche prestazioni assistenziali e sono interlocutori tali da poter proporre al governo una diminuzione di lacci e lacciuoli che ne limitano l’attività.
Segnala i dati preoccupanti dell’invecchiamento della popolazione e l’ampliamento della denatalità e che, di conseguenza, aumentano quindi le necessità assistenziali.
Maro Mele ricorda la necessità di avvicinare la categoria alle tematiche previdenziali.
Ricorda come altri enti previdenziali hanno recentemente deciso la dismissione di buona parte degli immobili, mentre la nostra cassa si è comportata virtuosamente, non avendo morosità nel versamento dei contributi previdenziali.
Mario Mele ricorda ai due “disputanti” il sondaggio di ieri sui due sistemi misti di prelievo sia sul repertorio che sul fatturato:
Roberto Barone si dichiara favorevole al mantenimento dell’attuale sistema;
Andrea Dello Russo, invece si dichiara favorevole al cambiamento del sistema di prelievo.
Il moderatore ricorda che la Corte dei conti ha sostenuto che vi è impianto disorganico e non aggiornato dei modi di contribuzione del notariato e ha auspicato, tra l’altro, l’accentramento della riscossione alla Cassa.
Roberto Barone ritiene che il sistema sia disorganico: certamente ha ben 104 anni di vita e una storia di modifiche, ma vi è un dato costante e monolitico. L’anacronismo c’è, ma perché è anacronistico il sistema del notariato basato sul repertorio.
Andrea Dello Russo sostiene che vada studiato un sistema di percezione senza l’intermediazione di una organizzazione pubblica e auspica una proposta del notariato per non subire una riforma imposta da altri.
Roberto Barone vede vantaggi nel sistema attuale: assenza di morosità, i flussi di cassa costanti, la possibilità per la cassa di prevedere e organizzare il futuro in modo fondato e credibile, possibilità di un monitoraggio dell’attività; mentre vede svantaggi nell’essere legati ad una pubblica amministrazione e ai suoi tempi, i controlli vengono fatti a livelli di ispezione biennali, un tempo troppo lungo, cassa e archivi devono organizzare sistemi più veloci di controllo.
Andrea Dello Russo nel sistema attuale vede i seguenti vantaggi: la prevedibilità dell’andamento, il fatto che la determinazione del contributo non incide sulla concorrenza dei notai; ricorda che i contributi alla cassa incidono sul 20% del reddito e inoltre c’è l’aggio degli archivi del 2%, considerato che lo Stato non ci dà aggio per l’incasso e versamento delle imposte d’atto; inoltre considera che le rendite della cassa rendono poco rispetto alla contribuzione e questo 2% potrebbe essere molto utile alla nostra previdenza.
Roberto Barone è favorevole alla informatizzazione del repertorio e della percezione dei contributi ( secondo quanto ci dice la Corte dei conti); Andrea Dello Russo concorda che il nostro sistema è anacronistico: non è infatti ancora attuato l’invio telematico dei nostri repertorio, e quando lo sarà si avrà beneficio per i notai e per la cassa sarà possibile monitorare i dati statistici dell’andamento economico, i dati dell’attività notarile saranno estraibili più facilmente e potremmo avere uno status concorrente rispetto ad altri enti come l’ Istat.
Roberto Barone auspica un repertorio informatizzato con versamenti esatti dal competente ente che li percepisce: Cassa, Consiglio e Archivio: tre versamenti separati, anche se gli archivi devono tuttavia continuare a controllare per garantire l’interesse pubblico.
Andrea Dello Russo sostiene che si potrebbe migliorare il sistema con l’informatizzazione e con un controllo e invio in un cassetto “fiscale” del versamento, in modo tale che poi la Cassa potrà così controllare in via informatica il versamento dei contributi.
Roberto Barone sostiene il repertorio deve rimanere la base imponibile per la percezione di tutti i contributi, le altre prestazioni (esecuzioni immobiliari, ispezioni, successioni) andrebbero portate a repertorio, che deve rimanere l’unico snodo della percezione dei contributi. Occorre un intervento legislativo per attrarre al repertorio altre prestazioni.
Andrea Dello Russo conviene che molte attività, come ad esempio gli arbitrati, sfuggono al sistema di contribuzione previdenziale; valutare poi se si debbano attrarre a repertorio o meno è una decisione politica da prendere.
Si domanda quali settori meritino una diminuzione di contribuzione e quali un aumento.
Per Roberto Barone maggiore è l’imponibile maggiore deve essere la contribuzione, va corretto l’andamento progressivo dei piccoli importi e quello regressivo dei grandi importi, il sistema va invertito e vanno tolti i tetti repertoriali, che oggi non hanno più senso; inoltre riduzioni vanno stabilite in caso di calamità.
Andrea Dello Russo sostiene che occorre diminuire la contribuzione per gli atti di valore minore a 37.000,00 euro, e che le aliquote sono molto aumentate e andrebbero abbassate.
Alla domanda di messaggio finale a sostegno delle tesi e come i due disputanti immaginino il futuro della contribuzione, Roberto Barone sostiene una contribuzione basata sul repertorio e che vadano attratte a repertorio altre attività, auspica una esazione automatizzata con versamento agli enti aventi diritto del contributo, una chiarezza dell’imponibile, prevede un futuro sereno con qualche nuvola.
Andrea Dello Russo auspica un incremento di strumenti informatici, sostiene che le nuove generazioni devono conoscere la materia previdenziale, che occorrano corsi di formazione in materie pensionistiche, auspica la possibilità di simulazione del proprio futuro importo di pensione per poter scegliere una eventuale previdenza supplementare, chiede servizi condivisi, governance con ruolo politico, la detassazione delle pensioni e finanziamenti a fondo perduto. Prevede una Cassa efficiente, all’avanguardia e vicina agli iscritti.
Per Roberto Barone oggi ha ancora più senso ancora parlare di solidarietà, il grosso schiaccia sempre il più piccolo e nel futuro cio è ancor più certo, la ricrescita dovrà avere carattere solidaristico.
Andrea Dello Russo riporta che avrebbe senso importare nel nostro sistema una modalità simile al contributo integrativo esposta dagli avvocati e si potrebbe chiedere fino al 5% del fatturato.
Andrea Dello Russo è favorevole a un parametro repertoriale (minimo) per tutti i notai: è importante che ci sia un parametro (non parliamo di tariffa) anche in Europa per le funzioni pubbliche e valuta positivamente parametri validi per tutti.
Infine dal sondaggio sulla modifica o meno del sistema di esazione e riscossione dei contributi risulta che l’idea del mantenimento dello stato attuale riceve il 29% dei consensi, la tesi della modifica del sistema riceve consensi al 71%.

AUTORE

Antonio Reschigna è notaio a Milano ed esercita dall’anno 1986. È sposato con Maria Carlotta, padre di Marco, Laura e Giuseppe. È componente della Co.Re.Di. Lombardia.