I passaggi delle aziende, grandi, piccole e medio piccole, necessitano di un presidio di legalità a tutela del sistema imprenditoriale del nostro Paese. Non è possibile rinunciarci.
Ma in queste ore alla Camera si sta votando un emendamento (il 18.017 con il relativo subemendamento) presentato dall’On. Carla Ruocco (M5S), con il parere contrario del Ministero della Giustizia, che “assegna” a commercialisti e avvocati la possibilità di autenticare affitti e cessioni di aziende operando come pubblici ufficiali.
Insorgono i commercialisti contro i Fallimenti ai Consulenti del Lavoro. E’ questa l’origine dell’emendamento sulle “aziende a commercialisti e avvocati”?
A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina….
E quindi i notai dovrebbero poi andare a bussare per ottenere il patrocinio nelle commissioni tributarie (in Commissione Finanze c’è anche il Disegno di Legge sul nuovo Processo Tributario), i posti nei collegi sindacali, la gestione delle crisi d’impresa, le competenze in materia di separazione e divorzio, e altro ancora?
Non vogliamo però credere che si caschi in questo tranello che rischia di portare ad un effetto domino e a lotte fratricide che indebolirebbero tutto il mondo delle professioni, a vantaggio di chi (e sono tanti) vede il mercato e il mondo della grande distribuzione come unico punto di riferimento a discapito delle competenze professionali e della sicurezza giuridica ed economica.
Ci hanno già provato in passato con i risultati che conosciamo e per combattere tutto questo è stata anche creata l‘Associazione “Economisti e Giuristi insieme” che sta lavorando su molti temi comuni, a partire dall’equo compenso. E’ chiaro però che tutto questo può reggere solo se i professionisti rispettano competenze, ruoli, funzioni reciproche, senza tentativi di “scippi” nascosti da “finte semplificazioni e risparmi”.
Evitiamo di fare le fine dei Capponi di Renzo!
Non si tratta di una gara a chi è più preparato, onesto e organizzato. Chi lavora ogni giorno sa quanto sia fondamentale in tante operazioni la collaborazione leale e preziosa tra i vari professionisti, ciascuno per la propria competenza. Ci sono operazioni che non si riuscirebbero a chiudere senza il supporto qualificato di commercialisti e avvocati, oltre che di altri professionisti.
I notai sono un presidio di legalità perchè il sistema è finalizzato a questo: sono pubblici ufficiali indipendenti e imparziali (per funzione e formazione), vincitori di un concorso, soggetti a controlli effettivi e rigorosi (possibili grazie al numero chiuso) da parte di Ministero della Giustizia (con ispezioni biennali) e Agenzia delle Entrate (quadrimestralmente), responsabili d’imposta (vincolati anche a tenere un conto dedicato per il prelievo delle imposte).
I dati sulle segnalazioni Antiriciclaggio evidenziano una realtà che non può essere ignorata in alcun modo. Anche in questo caso, le scarse segnalazioni (quasi inesistenti) degli altri professionisti non comportano alcuna “valutazione” etica o di legalità, ma evidenziano solo la differente natura delle funzioni e del sistema ad esse collegato.
L’efficienza del nostro Registro delle Imprese grazie all’immissione dei dati da parte dei notai è riconosciuta da tutte le istituzioni nazionali e internazionali e le prese di posizione di Gafi, Banca Mondiale, Ocse, Dia, Anac sull’efficienza di questo sistema sono indicativi.
Non basta scrivere in un emendamento che “operano come pubblici ufficiali” per cambiare pelle, funzioni, sistemi di controllo indipendenti e regole a quasi 400.000 professionisti.
Attraverso le aziende circolano storie e ricchezze di notevole importanza che non possono essere sottratte ai controlli seri ed effettivi dello Stato.
Diversamente, se la politica sceglie di abdicare a tale controllo di legalità e alla sicurezza giuridica in questo ambito a vantaggio di semplificazioni e risparmio di costi se ne assuma fino in fondo la responsabilità e decida di tornare alla situazione antecedente al 1993 quando bastava una semplice scrittura privata tra le parti.
Credo, tuttavia, che le esigenze di ordine pubblico che stavano alla base della scelta della Legge Mancino n. 310 del 1993 siano tuttora meritevoli di grande attenzione e che abbassare la guardia adesso costituirebbe un grosso passo indietro ingiustificato e incoerente con tutta la normativa europea e nazionale che rischierebbe di rottamare la tutela di cittadini e imprenditori.

AUTORE

Classe 1976, in esercizio come notaio dal 2004 con sede a Malnate (VA). Già docente della Scuola di Notariato dello Stretto e della Scuola di Notariato della Lombardia, dal 2012 al 2015 è stato presidente dell’Associazione Sindacale dei Notai della Lombardia-Guido Roveda (Federnotai Lombardia). È stato componente delle Commissioni Comunicazione e Settore Propositivo del Consiglio Nazionale del Notariato.