C’è vita nel Notariato

Il Congresso di Federnotai, tenutosi a Bologna lo scorso 20 maggio, ci ha lasciato sensazioni di vitalità.

C’è un Notariato vivo, che pensa, ha idee, sviluppa progetti, presenta proposte.

Un Notariato capace di sintetizzare le migliaia di colloqui fatti ogni giorno con i cittadini e le imprese, elaborare i disagi incontrati da questi nell’amministrazione dei propri affari, individuare quali parti dell’ordinamento necessitano di una riforma, proporre soluzioni.

Un Notariato che svolge in pieno il suo ruolo di corpo intermedio, traducendo in idee riformiste i disagi che l’invecchiamento delle norme scarica sui cittadini.

Due le idee forti emerse dal Congresso.

Una prima proposta è quella contenuta in un articolato normativo sul mandato in vista di futura incapacità, presentato da Enrico Sironi in un recente suo articolo pubblicato su questa rivista e che è il frutto di un lavoro iniziato col Convegno di Federnotizie di aprile 2021.

I disagi che il Notariato raccoglie sono legati alla preoccupazione di coloro che temono una poco efficiente gestione del loro patrimonio per il periodo, potenzialmente sempre più lungo, di incapacità ad amministrarlo e sono essenzialmente costituiti, riprendendo e parole di Enrico Sironi da:

(i) gli ondivaghi orientamenti giurisprudenziali sulla sorte della procura in caso di sopravvenuta incapacità naturale e di nomina di un amministratore di sostegno; (ii) l’impossibilità, alla luce dell’art. 1722 codice civile, di far coincidere l’efficacia di una procura con il momento della perdita della capacità di agire del mandante, condizionandola a tale evento; (iii) la difficoltà di trovare in un unico amministratore di sostegno (trattasi di ufficio monocratico), tutte le competenze professionali necessarie alla cura della persona ed alla gestione di patrimoni complessi; (iv) l’inefficienza del sistema pubblicistico di amministrazione straordinaria del patrimonio degli incapaci a fronte dell’esigenza di rapidità richiesta dalla nostra epoca; infine, (v) il rischio che la ricorrente conflittualità familiare che emerge nel procedimento di nomina dell’amministratore di sostegno possa indurre il giudice a scelte prudenziali, non pienamente rispondenti alle reali esigenze del soggetto da proteggere e, quindi, non appaganti.

La proposta di riforma, che si poggia anche sulla legge sul “dopo di noi” e sul confronto con altri ordinamenti europei è rivolta a  superare definitivamente la (tradizionale) visione paternalistica della tutela dei soggetti deboli o vulnerabili, riconoscendo all’autonomia privata il diritto di predeterminare non solo il soggetto cui affidare la cura dei propri interessi nel caso di una sopravvenuta limitazione di capacità o autonomia (come già possibile mediante la designazione dell’amministratore di sostegno), ma anche di impartire indicazioni vincolanti in relazione alla cura della persona svantaggiata ed all’amministrazione del suo patrimonio.

Una seconda proposta, ancora non tradotta in un articolato normativo e quindi un po’ più acerba, è quella di estensione dell’atto a distanza agli atti organizzativi delle imprese (procure, raggruppamenti temporanei di impresa, reti di impresa etc.).

Il disagio a cui, con questa proposta, si vorrebbe dare risposta è quello del mondo dell’impresa che ha imparato a conoscere l’utilità della partecipazione agli organi collegiali mediante teleconferenza sin dal 2003, che ha assistito ad una diffusione straordinaria di questi strumenti durante il periodo della pandemia senza dover far fronte a patologie legate al loro strumento, che può ora costituire online le S.r.l., e che si chiede se esista una sola ragione per non poter estendere tale comodissima possibilità anche per atti di importanza molto minore, quali appunto procure, raggruppamenti temporanei di impresa, reti di impresa etc., rispetto alle capitalizzazioni, alle fusioni, scissioni, conferimenti etc. che possono essere deliberate senza che il notaio sia a fianco di chi presiede l’assemblea.

Si tratta di estendere agli atti organizzativi la modalità online oggi possibile per la costituzione di S.r.l.

A Bologna sono stati però anche sottolineati gli errori commessi, sia dal legislatore sia dal Notariato, nel recepimento della direttiva europea. Errori che trovano evidenza nella scarsa, per ora, diffusione delle costituzioni online. Che diventa scarsissima se posta a confronto col numero di riunioni collegiali verbalizzati in totale autonomia dal notaio.

Il passaggio dalla carta all’online non deve essere frutto del cieco tributo alla digitalizzazione ma una risposta alle esigenze delle imprese di ottimizzare il lavoro dei loro key manager evitando, alternativamente, lo spreco della risorsa costituita dal loro tempo o l’eccessivo ricorso alla delega conferita a soggetti meno consapevoli e meno responsabili rispetto all’atto da compiere.

Semplificare per facilitare e migliorare i processi all’interno delle imprese.

Se il passaggio dalla carta all’online avviene senza aver chiaro questo obiettivo succede che la legge introduce ingiustificati paletti che non esistono negli atti tradizionali (la limitazione di competenza legata alla residenza delle parti) e i tecnocrati complicano la vita degli operatori ideando una piattaforma dal funzionamento infinitamente più complesso rispetto agli strumenti che sono diventati familiari per le riunioni collegiali.

Con il rischio di produrre, nel lungo periodo, una crescente sensazione di fastidio per l’intervento notarile.

Da Bologna siamo quindi tornati con proposte forti che potrebbero diventare un fiore all’occhiello del Notariato, renderlo protagonista di riforme utili a cittadini e imprese.

Resta completamente da scrivere la strategia per portare a compimento questi progetti. Ma la strategia deve necessariamente coinvolgere chi le idee le ha avute.

 

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C’è vita nel Notariato ultima modifica: 2022-05-25T08:30:37+02:00 da Arrigo Roveda
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