Nei giorni scorsi sono stato tra i promotori di una petizione popolare, lanciata attraverso la piattaforma change.org, tesa a sensibilizzare la politica sulla necessità di passare a forme di pagamento esclusivamente elettroniche eliminando la circolazione di denaro contante.
La petizione viaggia oltre le 20.000 firme, può essere sottoscritta su Change.org e viralizzata attraverso qualsiasi social se condivisa. Il testo completo della petizione può essere letto anche in fondo a questo articolo.
Fin qui nulla ci sarebbe a dire se non che queste riflessioni di carattere generale non avrebbero il loro luogo deputato in una rivista destinata alla lettura di soli notai.
Ma il tema della limitazione o eliminazione della circolazione del denaro contante può essere anche circoscritto ed affrontato con esclusivo riferimento all’attività notarile.
Arrigo Roveda, notaio in Milano
Il contante e il Covid-19
Secondo uno studio dell’Università di Oxford una banconota contiene circa 26 mila batteri di almeno 3 mila specie diverse.
Non sorprende pertanto che le Linee di Indirizzo per la riapertura delle Attività Economiche e Produttive dettate dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome prevedano per le attività di ristorazione, turistiche (stabilimenti e spiagge), ricettive, servizi alla persona (acconciatori ed estetisti), commercio al dettaglio ed altre ancora l’obbligo di “favorire modalità di pagamento elettronico”.
E’ vero che analoga indicazione non viene impartita per gli studi professionali, ma è vero anche che le gravissime responsabilità che sono poste a carico dei datori di lavoro per il caso di contagio del dipendente impongono di adottare misure di sicurezza e prevenzione anche maggiori di quelle suggerite dalle linee guida. Anche negli studi professionali sarà buona regola quella di favorire modalità di pagamento elettronico, in particolare impedendo che il personale maneggi denaro contante.
Organizzare la gestione dello studio in modo che i pagamenti siano totalmente cashless significa tutelare la salute dei nostri dipendenti (ma anche nostra) ed anche garantire che lo studio possa funzionare senza interruzione del servizio in caso di contagio.
Il contante e la gestione degli studi notarili
L’introduzione dell’obbligo di dotarsi di un dispositivo POS (Point of Sale) per gli studi notarili è stata vissuta con una certa preoccupazione dovuta alle commissioni di transazione applicate dalle banche o dalle società di gestione di carte di credito.
Un recentissimo studio di Banca d’Italia (marzo 2020) intitolato “Il costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia” (.PDF), aiuta a smontare quello che appare un vero e proprio pregiudizio.
Il macrodato da cui partire è il seguente “Per il sistema nel suo complesso i costi stimati per l’insieme degli strumenti di pagamento ammontano a circa 13,6 miliardi di euro (0,80 per cento del PIL, 0,90 nel 2009); il 48,2 per cento di questi costi è sostenuto dagli intermediari finanziari, il restante 51,8 per cento dalle imprese e dagli esercenti. Il contante costa al nostro sistema 7,4 miliardi (0,44 per cento del PIL)”.
Frazionando il dato “Il costo di un’operazione in contante (0,35 euro) rimane più basso di quello con le carte di debito (0,59 euro) e di credito (1,01 euro), suoi sostituti più diretti, ma più elevato se rapportato al valore medio dell’operazione (1,8 per cento) per i rilevanti oneri correlati all’ammontare delle operazioni (ad es. per la movimentazione, la contazione, gli ammanchi).”
Secondo Bankitalia quindi accettare un pagamento in contanti è più oneroso rispetto ad un pagamento elettronico solo se le commissioni pagate per l’incasso elettronico sono superiori all’1,8%.
E’ sufficiente verificare quale sia la commissione da ciascuno di noi corrisposta per trarre le proprie conclusioni.
Dalla tabella che segue, che raffronta i dati dell’anno 2009 con l’anno 2016 si può altresì ricavare come la tendenza sia quella di una accresciuta convenienza dei pagamenti elettronici rispetto a quelli in contanti, tendenza che si consolida di anno in anno.
I costi sociali (o costi netti complessivi) degli strumenti di pagamento
Da questa ulteriore tabella, se si pone attenzione al valore medio dei pagamenti effettuati presso uno studio notarile, emerge rafforzata la convinzione di una maggior convenienza dei pagamenti elettronici.
Confronto tra costi privati di accettazione presso l’esercente
Il contante e la concorrenza tra notai
Guardando pertanto non solo all’arido dato numerico delle commissioni di incasso, ma analizzando più approfonditamente la struttura dei costi (“per il contante e gli assegni, le principali componenti di costo sono quelle legate alle attività di “back office” quali, in particolare: la gestione dei rischi operativi e di sicurezza (frodi, furti e ammanchi), il tempo di lavoro necessario per la gestione manuale dello strumento…”) emerge come l’organizzazione di uno studio notarile strutturata con modalità cashless sia più efficiente e conveniente rispetto ad un’organizzazione tradizionale che consente pagamenti in contanti.
Dodici anni di Consiglio Notarile e cinque anni di Presidenza mi hanno insegnato (all’epoca si disponeva di strumenti di monitoraggio) che chi svolge la propria attività a prezzi particolarmente bassi, lo fa, nella quasi totalità dei casi, perché incassa il corrispettivo parzialmente in nero.
Se offrire i propri servizi ad un prezzo inferiore a quello praticato dai colleghi è, dopo l’abolizione della tariffa avvenuta nel gennaio 2012, pratica assolutamente lecita, sicuramente non lo è farlo perché si risparmia sulle imposte che devono essere percepite (l’Imposta sul Valore Aggiunto) e versate (le Imposte sui redditi e sulle Attività Produttive).
La constatazione è di elementare evidenza e colpisce pertanto la posizione controintuitiva dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato che, nel corso dell’istruttoria I803 aperta nei confronti del Consiglio Notarile di Milano (procedimento poi peraltro conclusosi senza sanzioni), ha totalmente ignorato le argomentazioni del Consiglio Distrettuale tese a spiegare come il monitoraggio oggetto di attenzione da parte dell’autorità fosse (anche) strumentale ad intercettare infedeltà fiscali da parte dei notai e quindi, attraverso la moral suasion di tale strumento e, in seconda ed eventuale battuta, con l’apertura di procedimenti disciplinari, a garantire che la concorrenza tra notai non avvenisse con strumenti illeciti.
Risultato paradossale è che l’istituzione notarile sia più preoccupata di garantire la liceità della concorrenza rispetto all’Autorità a ciò funzionalmente preposta.
Un provvedimento legislativo che vietasse la circolazione del contante (o anche solo la limitasse fortemente, ad esempio ponendo un limite bassissimo alle transazioni non elettroniche, o mettendo fuori corso le banconote di medio o grande taglio) renderebbe impossibile o molto più difficile l’evasione fiscale da parte dei notai con un duplice ed importantissimo risultato:
- Riportare la concorrenza tra notai nell’ambito del lecito facendo in modo che a parità di esborso del cliente sia pari l’incasso netto del notaio;
- Togliere ambiguità alla figura del notaio come garante della legalità, caratteristica fondante della nostra professione e che non può essere inquinata da comportamenti fiscalmente infedeli e quindi illeciti.
Il contante e la funzione di Gate Keeping
Molti di noi ricordano, notai o praticanti che fossimo, cosa succedeva negli studi notarili prima del 2006 in occasione di ogni transazione immobiliare.
Costante occultazione di corrispettivo, pagamenti “in nero” con valigette di denaro contante, richieste di consulenza “sul prezzo minimo da dichiarare”. Gli studi notarili erano il teatro di un imbarazzante messa in scena di illegalità cui il notaio assisteva impotente quando non complice.
Fu un’intuizione nata proprio attorno al tavolo di redazione di Federnotizie, quella della “catastalizzazione” della base imponibile delle transazioni immobiliari a riportare legalità nel settore immobiliare.
E decisiva fu la sponda dell’allora procuratore antimafia Pierluigi Vigna che, colta al volo la semplicità e l’utilità dell’idea, la sostenne in un Congresso FederNotai e la sponsorizzò al tavolo della politica.
E non a caso oggi tra i firmatari della petizione “Basta Soldi Sporchi” si legge il nome di Alfonso Sabella già stato sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo di Gian Carlo Caselli, autore del libro, Cacciatore di mafiosi, dal quale, nel 2018, viene tratta la fiction Il cacciatore.
Perché chi si occupa professionalmente di criminalità organizzata ha ben presente il disvalore della circolazione del denaro contante.
Non c’è più oggi un singolo motivo, se non quelli del riciclaggio del denaro di provenienza illecita (naturalmente ritenendosi tale anche quello frutto dell’evasione fiscale), per procedere a pagamenti di entità se non modesta, con denaro contante.
E’ sufficiente dare uno sguardo a questa ulteriore e ultima tabella per capire la relazione diretta tra numero di operazioni per contanti e tasso di criminalità di un Paese.
Ed allora un’istituzione quale il notariato che si pone come baluardo di legalità, basta ripercorrere gli ultimi “titoli” dei congressi nazionali per capire la forza con cui si rivendica questo ruolo, non può che esporsi in prima linea, sollecitando il legislatore, per promuovere una riforma tesa ad eliminare (o a fortemente ridurre come primo passo per il risultato totale) la circolazione del denaro contante.
Testo completo della petizione pubblicata su Change.org
Basta soldi sporchi!
Le Italiane e gli Italiani meritano onestà e meno tasse.Stiamo attraversando un tempo pieno di dolore, difficoltà, pericoli. Il dolore della malattia, le difficoltà delle imprese e delle famiglie, i pericoli del contagio.
Ma da questo dramma, la peggior sciagura in tempo di pace che l’Italia è chiamata ad affrontare, dobbiamo necessariamente uscire presto e più forti. E per farlo è necessario cambiare.
Cambiare stile di vita, abitudini, modo di lavorare, di relazionarci, il nostro rapporto con l’ambiente; sarà un grande svolta e anche una grande occasione per restituirci benessere, equità, serenità.
Fra le tante scelte che possiamo fare ne abbiamo una che, per quanto semplice, avrà il potere di rendere molto migliore la nostra vita e quella del nostro Paese.
Cambiamo il denaro!
I nostri soldi (banconote e monete) sono sicuramente sporchi fuori. Una banconota contiene, secondo uno studio dell’università di Oxford, circa 26mila batteri di almeno 3000 diverse specie. Secondo l’OMS ci sono rischi di trasmissione del Covid-19 anche dalle superfici delle banconote e nessuno è in grado di escluderli.Ma tutti sappiamo che i soldi (contanti) possono essere anche molto sporchi dentro: di droga, di sangue, di estorsioni e disonestà. Sono quelli che le mafie devono riciclare, ripulire affossando le imprese dell’economia legale per arricchirsi. Sono quelli di ladri, truffatori, rapinatori. Sono quelli dei pubblici amministratori corrotti. Sono infine quelli frutto dell’evasione fiscale, soldi rubati dai disonesti agli onesti. Parliamo di oltre centodieci miliardi di euro all’anno, quasi duemila euro sottratti ad ogni Italiano.
Ecco quindi che con una scelta relativamente semplice è possibile aggredire e risolvere buona parte degli strumenti delle mafie, dei disonesti, dei ladri, dei corrotti per poter così ridistribuire più equamente la ricchezza, premiare l’onestà, il senso civico e ridurre le tasse che paghiamo.
Euro elettronici per tutti, per tutto
Come e perché
1) Gratuità delle operazioni elettroniche. Il risparmio dei costi di sicurezza per maneggiare il contante – che attrae rapine e procura costi a banche e attività – coprirebbe insieme ad un parte di incentivo fiscale il costo dei sistemi di pagamento.
2) Semplicità delle operazioni e Sicurezza. I nuovi sistemi contactless e l’uso dello smartphone come strumento di pagamento rendono possibile evitare qualsiasi contatto fisico; sarà estremamente facile, anche per persone poco avvezze al digitale, fare qualsiasi pagamento, col vantaggio che non subiremo più furti. Se sai fare una telefonata, sei in grado di pagare il giornale ed il caffè senza usare contanti.
3) Mettere in circolo grandi liquidità nascoste. Vivere in Italia è come aver comprato una casa dove hanno nascosto un tesoro: sotto i materassi, nelle cassette di sicurezza, nei doppifondi giace una enorme quantità di contanti dormienti. Questa enorme quantità di denaro non è sempre frutto del semplice risparmio, ma è denaro che “non può apparire”. Gli euro elettronici costringono all’emersione questa grande ricchezza e soprattutto evitano che possa essere ancora nascosta, sottraendo così risorse per il welfare, la sanità, l’equità fiscale.Immettere oltre centodieci miliardi “veri” nell’economia significa scardinare, di colpo, tutte le fosche previsioni debito/PIL che questa immane crisi rovescia sul presente e sul futuro degli italiani. Significa poter aiutare subito con enorme energia chi si trova in difficoltà. Significa assicurare un futuro ai nostri figli e permette di poterci presentare ai tavoli internazionali con aumentata credibilità. Significa aggiustare, per sempre, i conti pubblici. Tutto questo passa dalle nostre mani. Da una decisione semplice e possibile.
La prima banconota italiana è del 1746 e oggi possiamo diventare, orgogliosamente, il primo grande Paese senza soldi sporchi.
Sonia Alvisi, Emanuele Cavallaro, Anna Cossetta, Alessandro Garassini, Eliano Omar Lodesani, Agostino Megale, Arrigo Roveda, Alfonso Sabella, Pierluigi Saccardi

AUTORE

La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.