a cura di Lodovico Genghini
Ringrazio Federnotizie per avermi invitato a scrivere sulla nuova rivista on line alla quale formulo i miei più sinceri auguri di successo editoriale.
Il concorso notarile è certamente rilevante ai fini della credibilità della professione di notaio; la delicatezza delle nostre funzioni richiede una preparazione specifica e accurata.
E’ evidente che lo stesso numero dei notai programmato dal legislatore è imprescindibile per la tutela dei cittadini in determinati scambi giuridici (quelli di maggiore rilevanza economica) e per rendere affidabili i registri pubblici quali le conservatorie immobiliari ed il registro delle imprese.
La certezza dei pubblici registri è fondamentale in un mondo globalizzato per mantenere elevata la competitività del paese e per attrarre investitori che hanno bisogno di certezze sul piano giuridico e di bassi costi imprenditoriali; tale sicurezza discende proprio dalla correttezza con la quale il notaio da sempre svolge le sue funzioni.
Più volte è stato dimostrato che i costi dei sistemi anglosassoni che prevedono la funzione di un “notaio” meramente certificatore delle sottoscrizioni, sono notevolmente superiori al sistema italiano e latino in generale.
Infatti la soluzione dei problemi giuridici in tali paesi è affidata agli avvocati (i sollicitors) uno per parte; addirittura in molti paesi anglosassoni, consapevoli dei rischi economici della assenza di controlli, si impone un’onerosa assicurazione obbligatoria per garantire i danni che potrebbero derivare dalla invalidità/inefficacia della singola operazione.
La funzione preventiva del notaio italiano, la c.d. funzione antiprocessualistica del notaio, è sostituita nei paesi anglosassoni da un contratto di assicurazione perfezionato da una banca o da una compagnia di assicurazioni.
E’ facile intuire quali enormi interessi economici si nascondono dietro il sistema anglosassone che sorprendentemente ripudia il controllo preventivo dei negozi giuridici e costringe le parti ad una costosa assicurazione per ciascuna transazione al fine di garantire tutti i rischi di un’operazione non verificata.
Ciò in contrasto con la ovvia verità che “prevenire è meglio di curare”.
L’alta professionalità e la tradizionale correttezza del notaio latino, assicurano la impagabile certezza dei rapporti giuridici, imprescindibile, sia nei rapporti privati, sia nei rapporti imprenditoriali.
Come è noto in Italia il contenzioso relativo agli atti controllati e rogati dal notaio è percentualmente inesistente.
Il legislatore italiano ha riposto nelle mani del notaio italiano il dovere di controllare preventivamente la correttezza e la affidabilità dei dati inseriti nei pubblici registri, garantendo al tempo stesso la validità dei rapporti giuridici tra le parti, la certezza dei dati consultabili nei pubblici registri e anche la regolare imposizione fiscale nei confronti dello Stato.
E’ evidente che la delega di funzioni così delicate ha un senso solo se la figura del notaio possiede una serie di qualità specifiche, tra le quali sono essenziali la competenza giuridica ed un’alta moralità.
La questione della selezione all’accesso è perciò di fondamentale importanza per garantire quelle doti di eccellenza richieste al notaio italiano; soprattutto in una realtà nella quale, il susseguirsi di norme talvolta oscure e contraddittorie, rendono particolarmente difficoltoso l’obiettivo della certezza giuridica che il notaio ha l’inderogabile obbligo di garantire alle parti ed ai terzi.
Il concorso notarile
E’ da quando mi sono laureato (trenta anni fa) che, senza soluzione di continuità sino ad oggi, sono impegnato a studiare per la preparazione del concorso notarile.
Questa dedizione è stata naturalmente rivolta anche alla comprensione dei complessi e variabili meccanismi concorsuali.
Dopo tutti questi anni sono giunto ad alcune conclusioni:
1) Il concorso notarile è riuscito a mantenere nel tempo una selezione meritocratica, tale da garantire alle eccellenze l’agognato risultato positivo.
2) Sicuramente il concorso può e deve essere migliorato.
3) Fondamentali per la formazione degli studenti sono le scuole di formazione e preparazione dei candidati.
E’ evidente che il concorso può valutare alcune capacità e conoscenze dei candidati ma è pressoché impossibile che accerti le doti morali dei vincitori, se non nei limiti dei certificati penali.
Il controllo sulla idoneità morale può essere solo successivo; dopo la immissione nei ruoli, se la mancanza di moralità dovesse manifestarsi in comportamenti sanzionabili, allora si può e si deve intervenire con decisione; mi riferisco a chi compie irregolarità professionali e/o deontologiche. Fondamentale, pertanto, è che i Consigli notarili distrettuali esercitino con la assoluta serietà, moralità, coerenza e severità i poteri di controllo loro affidati.
La selezione del concorso notarile
Il concorso tuttora rappresenta un fiore all’occhiello del nostro sistema di accesso alla professione notarile ed è necessario fare di tutto perché la qualità della selezione resti rigorosa in modo da essere realmente fondata sul merito dei candidati.
E’ bene intendersi su cosa significhi merito.
Il concorso così come è strutturato premia coloro che hanno studiato in modo approfondito e che sono in grado di risolvere, affrontare e discutere le questioni giuridiche poste dalle tracce concorsuali; chi studia bene per il concorso notarile, spesso, ma non sempre, coincide con coloro che sono giuridicamente più preparati.
Ai miei studenti ripeto, quasi fino alla noia, che se al concorso notarile partecipasse Luigi Mengoni, il massimo studioso in materia successoria, ben potrebbe essere bocciato alla prova scritta mortis causa.
Per il motivo essenziale che non conoscendo le specifiche tecniche redazionali del testamento pubblico, imposte dalla legge notarile, probabilmente redigerebbe un testamento invalido.
Ripeto questo esempio per cercare di far comprendere ai ragazzi (e a volte anche ai notai) che la preparazione giuridica è sicuramente fondamentale, ma per superare il concorso notarile oggi sono richieste anche altre competenze; oltre alla eccellente preparazione giuridica è indispensabile la perfetta conoscenza delle tecniche redazionali dell’atto pubblico, l’esperienza pratico/teorica nel risolvere i complessi problemi giuridici che propone la traccia, la capacità di esporre per iscritto in modo chiaro e dettagliato gli istituti giuridici richiesti, la capacità di motivare correttamente le scelte adottate, la capacità di analisi del testo della traccia che può essere più o meno agevole e, infine, sono richieste anche due doti particolari: la concretezza e l’umiltà.
Per concretezza intendo la concentrazione, lucidità, freddezza, determinazione e la capacità di non disperdere il prezioso e limitato tempo disponibile; è necessario anche un grande sforzo di umiltà per capire cosa ci chieda il concorso in generale (e la traccia in particolare).
Pertanto, “non chiederti cosa possa fare il concorso notarile per te, chiediti cosa devi fare tu per il concorso notarile”, è la “massima” della Scuola notarile napoletana che è la parafrasi della nota affermazione di John Fitzgerald Kennedy rivolta al popolo americano.
La consapevolezza di cosa sia il concorso notarile è fondamentale per capire cosa e come bisogna studiare per superarlo.
L’errore più frequente nella preparazione al concorso notarile è proprio la mancanza di consapevolezza (a volte anche da parte di notai) di cosa sia effettivamente il concorso notarile.
La traccia concorsuale Invito sempre i ragazzi a leggere con attenzione la traccia, cercando di trasmettere loro la necessità di interpretarla con umiltà sul presupposto che “la traccia ha sempre ragione”; per quanto astrusa e incomprensibile possa apparirci, sta alla nostra intelligenza capirla e rendere le soluzioni adottate coerenti ad essa.
E’ inutile disperare se la traccia appare contraddittoria, o di impossibile realizzazione, in quanto è sempre possibile, grazie ad una specifica preparazione, trovare una soluzione efficace.
Ad esempio, ad una richiesta di perfezionare un atto di divisione senza un condividente, come è capitato nell’ultimo concorso notarile, si può comunque risolvere il caso assegnato motivando adeguatamente la soluzione scelta; in tale caso concorsuale, essendo impossibile una divisione senza uno dei condividenti, il candidato avrebbe potuto perfezionare una proposta irrevocabile di divisione o un preliminare di divisione o una opzione di divisione, addirittura si sarebbe potuto presupporre la presenza di tutti i condividenti proprio perché necessaria (ed a tal fine rinviare il giorno della stipula); tutte queste soluzioni sono state, infatti, accettate dalla commissione esaminatrice.
Sia ben chiaro: non difendo minimamente le tracce astruse, incomprensibili e contraddittorie; tuttavia, cerco di preparare i ragazzi ad affrontare qualsiasi traccia, senza lasciarsi intimorire neanche dai casi apparentemente impossibili, come periodicamente accade in sede di concorso.
E’ evidente che una prova scritta in modo coerente e comprensibile, ancorché difficile, e con una formulazione chiara dei temi da svolgere, è certamente da preferire.
La correzione degli elaborati
Ancora più importante della traccia sono i criteri di correzione della medesima. Nella mia esperienza ho avuto modo di verificare, in concreto, che i concorsi che hanno selezionato nel modo migliore, cioè in modo corrispondente al loro livello di preparazione, i candidati, negli ultimi 30 anni, sono stati quelli nei quali la commissione non ha selezionato in base ad una, o più, soluzioni predeterminate, ma, quando ha ritenuto ammissibili tutte le soluzioni legittime, purché adeguatamente e correttamente motivate.
Veramente, non ha senso bocciare un candidato che ha scelto una soluzione giuridicamente pertinente, valida ed ammissibile, e correttamente motivata, che non corrisponde esattamente a quella immaginata dalla commissione.
Tempi concorsuali
Altro aspetto sicuramente migliorabile nei concorsi notarili, sono i tempi di pubblicazione dei bandi che dovrebbero essere cadenzati con regolarità, in modo da consentire una più razionale ed equilibrata preparazione da parte dei candidati. Sarebbe auspicabile che il Ministero della giustizia riuscisse materialmente a organizzare le prove con cadenza annuale come previsto dalla legge.
Ottima l’idea di istituire, presso le università, le Scuole di specializzazione delle Professioni Legali che però, ad oggi, non hanno avuto un grande afflusso di aspiranti notai; perché la preparazione al nostro concorso è molto più specifica e mirata rispetto a quella degli aspiranti avvocati o magistrati. Si dovrebbe, sotto l’egida del CNN, indirizzare tali scuole anche verso la nostra specifica preparazione, considerato che sono previsti anche docenti notai, magari con un collegamento alle nostre Scuole di notariato istituzionali.
E’ fondamentale il rapporto del notariato con il mondo accademico, che va rinvigorito in tutti i suoi aspetti, per valorizzare, da una parte la preparazione e la maturità intellettuale del notariato e, dall’altra, la considerazione che l’Accademia ha di esso.
Con un sicuro ritorno non solo di immagine.
Cosa fare per migliorare il concorso
1) Tracce: le tracce devono essere chiare, comprensibili e coerenti ma al tempo stesso selettive.
E’ evidente che l’eccessiva difficoltà/astrusità della traccia è priva di effettiva selettività (nel senso di scegliere i candidati con una preparazione idonea) al pari dell’eccessiva semplicità della stessa: è accaduto spesso, infatti, che proprio i candidati più preparati, scoraggiati da tracce troppo complesse, non hanno consegnato; laddove tracce prive di difficoltà, per un verso non consentono ai candidati preparati di mostrare il livello raggiunto, e, nello stesso tempo, fanno aumentare il numero dei “tentativi” dei non meritevoli. Le tracce devono avere una reale attinenza con la pratica professionale e devono esser in grado di saggiare la preparazione del candidato su importanti questioni giuridiche, senza ricorrere, a fini di selezione, a questioni astruse e di scarsa rilevanza nella realtà, utilizzate solo per creare difficoltà.
Dovrebbe esistere una sorta di protocollo su come devono essere redatte le tracce: quanti e quali argomenti, quali difficoltà possono e/o devono essere inserite in una traccia.
2) Correzione: rapida, trasparente, rigorosa e coerente.
La rapidità potrebbe essere garantita da una correzione in teleconferenza senza obbligare i singoli commissari a dispendiosi trasferimenti che riducono la possibilità di riunirsi più frequentemente a scapito di una correzione generale celere. Il massimo della trasparenza potrebbe essere garantito da una correzione che avvenga addirittura in forma pubblica (se non con la presenza fisica in sede di correzione, si potrebbe pensare ad una presenza telematica da parte di chi fosse interessato).
3) Commissione: incrementare il numero dei componenti, quelli con specifica competenza, nelle materie di esame (civile e commerciale), ed escludere commissari esperti in materie non direttamente pertinenti, ad es. il diritto penale o il diritto romano; altrettanto importante è una retribuzione adeguata e una specifica formazione dei commissari, notai e non, con un corso intensivo presso il CNN nei giorni che precedono le prove.
4) Prove concorsuali: tempi certi e prestabiliti per lo svolgimento delle prove scritte, possibilmente una volta all’anno, con regolarità; tempi brevi e certi per la dettatura in aula delle tracce (mai più consegne a notte inoltrata), controlli rigorosi e uniformi relativamente al controllo codici e al controllo durante tutto lo svolgimento delle prove; assicurare la massima serietà possibile, adottando tutte le misure necessarie per impedire la lesione della condizione paritaria dei candidati; per tutti questi obiettivi sarebbe auspicabile un protocollo generale che dia le direttive precise sullo svolgimento del concorso notarile (indicando regole di comportamento e sanzioni da stabilirsi, avvalendosi dell’esperienza dei commissari dei precedenti concorsi); sarebbe auspicabile una riunione preventiva preparatoria presso il CNN di tutti i responsabili dello svolgimento e del controllo (notai, magistrati, professori, forze dell’ordine, dipendenti ministeriali ecc.) in modo da garantire che lo svolgimento e il controllo non siano improvvisati (per la verità quello del controllo è una delle fasi concorsuali che funziona meglio, ma questo non significa che non possa essere comunque razionalizzato e migliorato); in tale riunione si potrebbero anche evidenziare le eventuali difficoltà e/o patologie verificatesi nei concorsi precedenti. Sempre per garantire la correttezza dello svolgimento delle prove, potrebbe essere proposta una videosorveglianza integrale delle prove e della correzione degli elaborati.
Infine si dovrebbe sempre dedicare un’area apposita per gli ammessi agli orali, del concorso precedente, che si siano eventualmente ripresentati, e nel caso in cui siano sicuramente idonei, anche se non ancora iscritti all’albo, non devono proprio essere ammessi.
5) Abolizione immediata del limite delle tre consegne; se è vero che ha dato una accelerazione nello svolgimento delle prove, d’altra parte ha fatto di colpo precipitare il livello della preparazione dei candidati.
Per due evidenti motivi:
- i ragazzi più preparati, quelli che studiano da più tempo, non possono più presentarsi;
- i ragazzi che, statisticamente, non consegnano sono proprio tra quelli più preparati che si creano maggiori scrupoli rispetto a chi non ha dedicato molto tempo ad una preparazione specifica.
La preselezione informatica, con le domande note a tutti, era sicuramente uno strumento oggettivo di selezione e impediva qualsiasi forma di favoritismo umano; statisticamente passava il 99% di quelli che si impegnavano seriamente nello studio per il concorso, e non lasciava nessuna possibilità a chi si avventurava ad affrontare il concorso senza adeguata preparazione.
La considerazione che fosse una prova mnemonica (proprio per questo non manipolabile) non mi sembra obiezione sufficiente per eliminare tale selezione moderna, oggettiva, rapida, funzionale e soprattutto efficace.
Gli enormi vantaggi di una simile selezione mi sembrano più che evidenti rispetto al limite delle tre consegne, considerato che il periodo di studio mnemonico da dedicare alla preselezione era solo di un paio di mesi.
Scuole istituzionali dei Consigli notarili e scuole private Trattare del tema dell’accesso al notariato e del rapporto delle scuole istituzionali con le scuole private è un tema “caldo” che mi coinvolge direttamente.
Ringrazio la redazione per avermi invitato ad esporre le mie considerazioni sul tema e spero che questo articolo, insieme alle discussioni già intraprese su questa rivista, possano essere uno spunto per iniziare ad introdurre positivi cambiamenti e ammodernamenti nel mondo notarile.
Come è stato autorevolmente sostenuto “un ceto di professionisti che non è capace di proporre riforme e di guardare all’interesse generale è fatalmente votato a subire le riforme proposte da politici o da sedicenti “esperti” non meditate e spesso dettate da demagogia.”
La volontà di cambiamento è stata sottolineata anche dalla direttrice di Federnotizie che in un suo editoriale ha riportato le ancora attuali parole di Charles Darwin: “Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento”.
Chi affronta il concorso notarile, in genere, si rivolge a persone qualificate per cercare di ottimizzare la propria preparazione.
Oltre alle scuole istituzionali, sono sempre esistite le scuole private di preparazione per il concorso notarile, a cominciare dalla mitica scuola del compianto presidente Guido Capozzi.
Le scuole istituzionali di notariato svolgono un ruolo di primaria importanza e sono indubbiamente oggi delle scuole di eccellenza ma soffrono di alcuni problemi organizzativi e didattici.
Il principale problema delle scuole istituzionali è la “disomogeneità didattica” dovuta alla mancanza di coordinamento tra le lezioni dei molteplici insegnanti.
Per far funzionare le scuole, non basta chiamare i prestigiosi membri del notariato ma occorre in aggiunta una guida efficiente e autorevole della scuola stessa affidata ad un coordinatore che sappia innanzitutto intercettare le esigenze dei candidati e che sia anche in grado di coordinare e controllare il lavoro dei docenti.
Questo del coordinamento, secondo me, è il punto più difficile da realizzare in quanto le nomine sono, a volte, il frutto di un compromesso.
Come autorevolmente è stato già scritto: “troppe scuole istituzionali soddisfano più velleità didattiche dei docenti che esigenze di conoscenza degli allievi. Sul punto una matura e seria riflessione resta ancora aperta ma, alla fine, il giudizio scriminante dei discenti sarà l’unico elemento risolutore”.
Tanti miei alunni, dopo aver vinto il concorso, svolgono corsi per la preparazione al concorso, alcuni anche con successo, e di ciò sono profondamente orgoglioso e colgo questa occasione per salutarli tutti e ringraziarli per questa ulteriore gioia che mi hanno donato: sono riuscito a trasmettere loro oltre che le competenze giuridiche, anche la passione per l’insegnamento.
Questo dato deve farci riflettere; ed invero, se giovani notai, ex alunni, senza alcuna esperienza professionale attirano più ragazzi di quanto facciano le scuole istituzionali che possono vantare docenti ben più blasonati con decenni di esperienza nell’insegnamento, significa che qualcosa nel mondo delle scuole istituzionali non funziona.
Pertanto, è auspicabile che siano riviste le direttive dell’insegnamento di tali scuole in modo da garantire che le nomine istituzionali siano fondate non solo sulla preparazione ma anche sulla capacità di trasferire tale preparazione, cioè nella idoneità e sensibilità didattica.
Oltre alle competenze specifiche sono infatti necessarie anche capacità didattiche, organizzative e innovative, con costante sforzo di adattare i propri schemi didattici alla mutevole realtà concorsuale, normativa, giurisprudenziale e dottrinaria.
Una scuola funziona veramente solo quando l’obiettivo della scuola e dei suoi studenti coincide; deve esserci una totale immedesimazione da parte del docente, nelle paure, nelle ansie e nelle aspettative del praticante, al punto tale che il concorso da affrontare diventi nuovamente il concorso del docente stesso, il quale, ogni volta, concorso dopo concorso, si misura attraverso i suoi alunni.
Solo se il docente riesce ad entrare in empatia con il praticante facendo proprie le sue preoccupazioni e i suoi dubbi (che sappiamo sono tanti!) la formazione riesce, perché il praticante trova nel suo insegnante non solo un conoscitore del diritto, ma un vero e proprio “motivatore” che lo esorta ogni giorno ad una maggiore concentrazione.

AUTORE

La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.