Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell’avvocato Andrea Fiorelli Bertoli, presidente dell’Apan (Associazione praticanti ed aspiranti notai) in risposta ad un precedente articolo dell’Avv. Prof Gianluca Sicchiero (il quale, contattato dalla redazione, ha comunicato di non voler replicare ulteriormente).
L’ APAN – Associazione praticanti ed aspiranti notai – ringrazia la redazione di Federnotizie, sempre presente e neutrale nei dibattiti interni al notariato, per la possibilità di pubblicare una replica allo scritto, rinvenuto su un blog di uno studio legale, intitolato “Notai: ricordi di un commissario di concorso” a cura dell’Avv. Prof. Gianluca Sicchiero e contestualmente di esprimere alcune considerazioni sulla riforma per accedere alla professione notarile.
di Andrea Fiorelli Bertoli, avvocato e residente di Apan (Associazione praticanti ed aspiranti notai)
Tutti coloro che hanno letto la suddetta testimonianza già conoscono le dinamiche descritte. I ruoli della “battaglia” tra concorsisti, da un lato, e commissari, dall’altro, sono oggetto di racconti (più horror che fiabeschi) che si tramandano nelle “stanze” del notariato. Nihil sub sole novum.
In considerazione della specifica natura dei “ricordi” del Commissario Sicchiero, nella presente ci si asterrà dal contestare aspetti quali la logistica scelta per l’espletamento del concorso, gli orari di convocazione e di inizio delle prove, le attese, questioni già ampiamente trattate e oggetto di puntuali critiche e che dovranno essere risolte in sede di auspicabile riforma del concorso stesso.
Si eviterà anche di proporre raffronti fra le fatiche fisiche e mentali dei candidati e quelle dei componenti della Commissione dal momento che, sia pur con uno stato di tensione e ansia ben differente tra loro, entrambi gli schieramenti sono chiamati a partecipare a una sorta di gara di strenua resistenza.
Nemmeno la difficoltà delle tracce deve essere motivo di litigio: da un lato, non ne sono stupiti i candidati, mentalmente allenati a smontare le dottrine predilette per adeguare le proprie conoscenze alle richieste del caso; dall’altro, è risaputo che essa rappresenta la risultante di un forzato coordinamento di idee da parte dei membri della Commissione, di tal che, a volte, alla difficoltà non si associa una pari linearità (come alcuni casi di precedenti concorsi ancora parzialmente irrisolti).
L’ Associazione intende rispondere, piuttosto, alla parte “originale” dello scritto consistente nelle chiose che dell’autore ha ritenuto di effettuare rispetto agli errori giuridici (o lessicali o, talvolta, semplicemente materiali) emersi in sede di correzione delle prove scritte che ha determinato l’irrisione, anche per l’ovvio e doveroso rispetto dell’anonimato dei singoli partecipanti, di una intera categoria di giovani laureati che tanti sacrifici hanno compiuto per prepararsi al concorso. Commentare in modo irridente una collezione di errori, improprietà, cattive interpretazioni o semplici inesattezze delinea un profilo generale dei candidati irrispettoso del loro studio e non corrispondente al loro duraturo impegno.
La satira è ammessa e apprezzata, lo scherno e il sarcasmo denotano soltanto una insensibilità dell’autore del pezzo accompagnata da un incomprimibile – e incomprensibile – desiderio di leggersi più che di comunicare qualcosa che abbia il pregio di recare una qualsivoglia utilità a chicchessia.
Tanti candidati, molti di più rispetto a quelli che hanno superato l’ultimo concorso, sono fini giuristi che possono contribuire ad accrescere il livello della cultura giuridica italiana: dal laureato d’eccellenza alla Sapienza, al laureato con menzione accademica alla Università di Palermo fino al professore a contratto dell’Università di Pavia. Eppure una semplice frase infelice o un errore in uno dei tre elaborati (senza che siano letti gli altri due atti come prevede l’art. 11, comma 7, del d.lgs. 24 Aprile 2006 n. 166 nel caso in cui il giudizio sul primo sia ritenuto insufficiente) lo macchia d’ignoranza senza una vera valutazione complessiva.
Non è già costato caro quell’errore al candidato che, investendo la sua preparazione di minimo due anni post laurea in una performance psico-fisica di soli tre giorni, attende un anno (!) la correzione degli elaborati nella speranza che il complesso delle prove sia andato bene?
La mano divina della Commissione ha già potere assoluto sulla sorte dei candidati e non si sente il bisogno che un membro di tale organo pubblico possa permettersi di deridere chi mette in gioco il proprio futuro e la propria identità professionale in una sorta di ordalia. Le pungenti metafore che accompagnano il racconto ben avrebbero potuto essere sostituite da un approccio meno canzonatorio.
L’autore del testo, nella sua qualità di avvocato prima ancora che professore universitario, avrebbe semmai dovuto mostrarsi dispiaciuto delle carenze o meglio, per citarlo testualmente, delle “scemenze” rinvenute negli elaborati in fase di correzione: i ruoli che riveste nella società farebbero pensare a uno spirito garantista, da un lato, e alla presa di coscienza che, forse, le carenze dei laureati possono discendere dallo scarso livello o dallo scarso impegno di taluni di coloro che avrebbero dovuto formarli al meglio.
Schernire pubblicamente i candidati, esponendoli a una sorta di indistinto ludibrio sia sul piano della preparazione che su quello del corretto approccio al concorso (il riferimento alle formule rinvenute su un codice non è puramente causale), invece, conferma la generale tendenza di comodo a disincentivare i giovani e a enfatizzarne i difetti.
Sia chiaro che non si deve cadere nel vittimismo: gli aspiranti notai devono essere i primi critici delle (inevitabili) carenze della loro preparazione e non devono mancare di autoironia quando commettono errori. Lo studio per superare il concorso notarile è un percorso lungo che richiede anche questo, oltreché una mentalità flessibile e adattiva. Ma nessuno dovrebbe impunemente – con un contributo “parascientifico” privo di alcuna reale utilità e caratterizzato solo da autoincensamento e sarcasmo – prendersi gioco della parte più debole del fronte.
Con riguardo al suggerimento di effettuare più pratica notarile come rimedio alla scarsità dei risultati, è risaputo che il moderno concorso, allo stato dei fatti, vada affrontato (quanto meno a voler seguire il consiglio di tutti notai e di chi lo ha superato negli ultimi anni), limitando le ore da dedicare all’attività in favore di un approfondito studio su libri ad hoc e dello svolgimento di un congruo numero di casi sul genere di quelli concorsuali.
Quest’ultima affermazione richiede una breve digressione in quanto il notariato sta attraversando una fase della quale si deve tenere conto. Ogni aspirante notaio fonda la sua preparazione frequentando scuole notarili che propongono complessi quesiti simili ai casi presenti nelle tracce concorsuali degli ultimi tempi e cercano di insegnare un metodo per risolverli. Tale metodologia costituisce sicuramente un’applicazione concreta delle dottrine generali del diritto civile ma al contempo cerca di valorizzare l’astuzia concorsuale (di cui è esempio la ben nota “tecnica dei punti”).
Capita che tale sistema venga esasperato in una sorta di “bulimia da tracce notarili” che porta il candidato a svolgere solo casi concreti senza una proporzionale preparazione teorica, così invertendo il necessario ordine tra la conoscenza dei principi e l’applicazione delle strategie.
Ecco lo spunto per capire in che modo oggi viene affrontato il concorso e ciò che si deve prendere in considerazione per valutare la preparazione e la predisposizione di giovani, dei quali non si può pensare che già sappiano fare il notaio: saper fare, status che richiede necessariamente esperienza al pari di qualsiasialtra attività specialistica e non, è molto diverso dall’essere pronto a diventare.
In risposta a un’ulteriore osservazione presente nell’articolo del Prof. Avv. Sicchiero, l’Associazione tiene a precisare che tutti i suoi componenti prendono le distanze dagli autori di invettive presenti in alcuni blog nei confronti di docenti e commissari che si impegnano (senza essere retribuiti) per mantenere alto e oggettivo il valore del concorso notarile. Tra i giovani studiosi del notariato vi è la forte convinzione che per diventare notai occorre far tesoro delle esperienze, positive e negative, ivi incluse eventuali giuste bocciature. La nomina ad un ruolo così rilevante nella società e a cui i candidati aspirano con tutta la loro volontà non può che essere la diretta conseguenza di adeguata preparazione giuridica accompagnata dalla maggior naturale predisposizione possibile.
Nella speranza che la presente risposta sia letta e interpretata nella giusta maniera anche da chi vi ha dato luogo, così da far parte di quell’arricchimento di rapporti umani auspicato dall’autore della sarcastica narrazione oggetto di replica, APAN si augura di non dover più leggere o sentire che la nomina a commissario di un così importante concorso pubblico costituisca più una “scocciatura” che un lustro, ben sapendo, invece, che la maggior parte dei commissari sta dalla parte dei candidati corretti che affrontano una delle prove più importanti della loro vita.
In merito alla riforma per accedere alla professione notarile, APAN intende partecipare attivamente alle relative discussioni rappresentando il punto di vista (non trascurabile) degli aspiranti notai. Con il contributo di chi vive da vicino il concorso, la pratica e le scuole verrebbe diminuito il rischio di assistere ad una riforma controproducente per la formazione notarile. Non si desidera affatto che il concorso notarile venga reso facile, bensì chiarito in alcuni aspetti ad esempio tramite:
la fissazione del periodo nel quale si svolga, annualmente (art.9 R.D. 14 novembre 1926, n. 1953), il concorso notarile, evitando scoraggianti incertezze e ottimizzando la modalità e la programmazione dello studio dei giovani candidati
l’abolizione del limite delle cinque consegne, scarso rimedio alla selezione naturale dei candidati (si noti che il precedente limite delle tre consegne veniva definito dal Ministro della Giustizia in linea con analoga previsione dettata per l’accesso alla carriera magistratuale; ma dopo l’innalzamento del limite a fronte di un calo di vocazione di aspiranti notai vale ancora tale ragionamento?)
l’indicazione più dettagliata dei codici consentiti in sede di prove scritte al fine di evitare pantomime sui testi accettabili o meno a seconda dei momenti storici e circoscrivere la discrezione della commissione nella verifica
la riduzione della tempistica di correzione degli elaborati concorsuali o quantomeno la pubblicazione online dei criteri di correzione e degli errori bloccanti come definiti dalla commissione, al fine di garantire una durata ragionevole del percorso alla nomina di notaio
Per accordare maggiore ascolto ai praticanti e agli aspiranti notai attraverso i loro rappresentanti, si potrebbe consentire a quest’ultimi di partecipare anche agli eventi del notariato, laddove si formano le riflessioni più interessanti per il miglioramento dell’accesso alla professione.
Mi si consenta, infine, una considerazione personale, proveniente da Andrea con nessun ruolo, da un ragazzo che cerca di formarsi con modestia, curioso e affascinato dalle potenzialità di questa professione. Un ragazzo che in questo percorso ha trovato colleghi solidali, amici sinceri e anche l’amore. Un ragazzo con uno zio notaio scomparso prematuramente, che difende la categoria, che consiglia agli studenti di intraprendere questo percorso e che cerca di accogliere, per quanto può, le “matricole” che entrano a far parte di questo mondo.
Insomma, un ragazzo che ha una grande fetta di vita nel notariato.
Vorrei rivolgermi ai giovani che leggono e invitarli a trasformare i loro dubbi, le loro incertezze, le loro lamentele (giustificate o meno) in una spinta positiva al cambiamento: non fate sopire sotto le evidenti difficoltà la vostra voce in capitolo e siate pronti ad essere coraggiosi nelle occasioni che vi riguardano.
Lo spirito di abnegazione e il rigoroso studio vi faranno sicuramente diventare notai; ma lottare per ciò in cui si crede vi farà sentire vivi.

AUTORE

La Redazione di Federnotizie è composta da notai di tutta Italia, specializzati in differenti discipline e coordinati dalla direzione della testata, composta dai notai Arrigo Roveda e Domenico Cambareri.