15 ottobre… Pardòn, 31 dicembre… anzi no, 31 marzo… La telenovela delle assemblee in videoconferenza continua

Il 29 dicembre abbiamo dato conto dell’imminente scadenza dell’efficacia dell’art. 106 in tema di assemblee, rinviando la parola definitiva alla pubblicazione del Milleproroghe, che conoscevamo solo in bozza.

Adesso possiamo confermare che, ai sensi dell’art. 3, comma 6, del DL 183/2020 (pubblicato in GU lo stesso 31 dicembre 2020), l’art. 106 sarà efficace fino alla data di cessazione dello stato di emergenza epidemiolo-gica da COVID-19 e comunque non oltre il 31 marzo 2021.

Il legislatore rimane affezionato al suo modo ingarbugliato di fissare, e quindi differire, i termini di efficacia delle norme transitorie, e anche stavolta aggiunge un inciso finale che non serve a molto, perché il 31 marzo 2021 sembrerebbe una data tassativa, ma nulla vieterà di prorogarla – nella non auspicata ipotesi che lo stato di emergenza si protragga oltre tale limite temporale. Ma tant’è, confermiamo l’interpretazione anticipata il 29 dicembre scorso, per cui nulla cambia (almeno) fino al 31 marzo prossimo.

E dopo – sempre salvo proroghe, ça va sans dire – cambierà qualcosa?

Confermiamo quanto esposto a suo tempo, ossia che probabilmente non cambierà nulla, perché il regime presunto eccezionale per le assemblee di società era in realtà un regime già ammesso dalla prassi, alla luce delle indiscusse Massime di Milano:

– VIII (2001)

– 45 (2004)

– 187 (2020)

E quindi il notaio resterà, come è accaduto molto spesso in questi mesi, e più raramente in precedenza, il protagonista di molte assemblee alle quali assisteranno tutti tramite mezzi di comunicazione, e lui condurrà le danze, insieme al Presidente, facendosi apprezzare sempre più nel suo ruolo di verbalizzante e unico sottoscrittore del verbale notarile.

Dal punto di vista tecnico abbiamo quindi a regime varie forme di redazione del verbale tra le quali scegliere in base alle circostanze che di volta in volta si presentano, e che solo il notaio (abituato a indagare la volontà delle parti e ad adottare gli strumenti più idonei) può concretamente valutare e apprezzare:

a) assemblea in cui (almeno) il presidente è presente insieme al notaio e accetta di firmare il verbale: verbalizzazione classica (immediata o differita), cui evidentemente si ricorre, quanto meno per inerzia, il più delle volte;

b) assemblea in cui (almeno) il presidente è presente insieme al notaio, ma per qualsiasi motivo rifiuta di firmare il verbale o è impossibilitato per ragioni sopravvenute: verbalizzazione (immediata o differita) a cura del solo notaio;

c) assemblea in cui nessuno è presente insieme al notaio, e sono tutti collegati con mezzi di telecomunicazione: verbalizzazione (immediata o differita) a cura del solo notaio.

A beneficio di chi, a torto o a ragione, teme questa fattispecie, è opportuna una sottolineatura finale confermata da tanti amici commercialisti e avvocati: l’esperienza di questi mesi dimostra che nell’assemblea in totale audio/videoconferenza il notaio finisce per essere il centro organizzativo, nonché il verbalizzante, e quindi il playmaker dell’assemblea, molto apprezzato in questo ruolo.

Peraltro questa forma organizzativa, semplificando l’organizzazione, ha spesso incoraggiato la partecipazione diretta, e questa partecipazione ha reso più vive e – sia consentito dirlo – “vere” molte assemblee di società, con maggior approfondimento, discussione, democraticità.

Verrebbe da domandarsi: è “più assemblea” quella in cui tutti delegano (legittimamente, per carità) il commercialista o il praticante dello studio legale affinché si rechi dal notaio, voti e sottoscriva il verbale, o quella in cui tutti partecipano, discutono e votano collegati in teleconferenza?

Buon anno, e… arrivederci al 31 marzo 2021

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15 ottobre… Pardòn, 31 dicembre… anzi no, 31 marzo… La telenovela delle assemblee in videoconferenza continua ultima modifica: 2021-01-04T14:30:27+01:00 da Giovanni De Marchi
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